3.842 giorni con Tuttosport

3.842 giorni con Tuttosport

Dicono che i numeri siano aridi. Dipende. Puoi acclarare il contrario se, ad esempio, incominci a contare quanti giorni tu abbia vissuto a Tuttosport, con Tuttosport, per Tuttosport. Scopri che sono 3.842: dal primo momento in cui hai messo piede in Corso Svizzera a quando del giornale sei diventato direttore per la prima volta, a quando lo sei ridiventato per la seconda. E ti rendi conto che nei 77 anni di storia di questa testata - torinese, piemontese, nazionale, unica - sei stato al timone per quasi nove anni complessivi ed è un onore sapere che soltanto Giglio Panza, Carlin Bergoglio e Piero Dardanello lo siano stati di più.

C’è un tempo per tutto e questo è il tempo di una nuova sfida. Passare il testimone a Guido Vaciago, continuare a scrivere su Tuttosport e navigare nel mondo digitale di Tuttosport, con lo stesso spirito di questi anni senza fiato in cui abbiamo resistito a molto: alla pandemia; ai lutti e ai dolori in redazione e in tipografia, una maledetta catena iniziata con la scomparsa dell’indimenticabile Valter Noto. E ancora: la rivoluzione del modo di fare il giornale e di fare informazione, imposta e accelerata dal Covid, fra tamponi, mascherine, ospedali, distanziamento, lavoro agile, che suona meglio di smart working e che a un certo punto ha reso la redazione così deserta che potevi percorrerla in skateboard; senza dimenticare la chiusura di migliaia di edicole e Dio solo sa quanto siamo grati a tutte quelle che hanno avuto la forza di rimanere aperte. Resistenti, resilienti, presenti. Sempre guardando avanti, sempre prendendo posizione, forti della massima libertà di pensiero e di azione che ci ha consentito di essere protagonisti con le nostre campagne: contro il razzismo, contro gli incivili, contro i fenomeni del Palazzo della politica che, durante la prima ondata del Virus, volevano chiudere lo sport a tempo indeterminato: dilettanti allo sbaraglio, demagoghi, ignoranti di che cosa sia lo sport per l’Italia e per l’Italia che di sport vive . Quelli che, nel gennaio 2021, se non avessimo fracassato loro i timpani ogni giorno, avrebbero spedito l’Italia alle Olimpiadi senza inno, senza tricolore, senza squadre, mettendo a repentaglio anche i Giochi di Milano Cortina 2026.

Allo stesso modo, immediata e durissima è stata la nostra opposizione alla Superlega, nata di notte e abortita in due giorni dopo essere stata partorita da un club di ricconi o ex ricconi, forsennatamente alla ricerca di nuovi introiti e, per questo, pronti a calpestare il merito e i valori sportivi. Gli stessi simboleggiati dal Collare d’oro, la massima onorificenza del Coni che mai Tuttosport aveva ricevuto e che Giovanni Malagò ci ha attribuito per avere strenuamente difeso i principi della carta olimpica. La pandemia ci ha visti in prima fila nel sostegno ai fenomenali medici e infermieri dell’Amedeo di Savoia di Torino, prof. Giovanni Di Perri in testa, con la sottoscrizione che ha permesso di raccogliere oltre 300 mila euro, subito spesi dall’ospedale per l’emergenza Covid.

Oggi la nuova emergenza si chiama Ucraina, barbaramente invasa dai russi: noi di Tuttosport consideriamo motivo di massimo orgoglio sostenere con la nuova sottoscrizione gli sforzi di Regione Piemonte, Ospedale Regina Margherita, Ugi, CasaOz, Sermig, profusi sino ai confini fra Romania e Moldavia per salvare dalla guerra ventiquattro bambini, pazienti oncologici, ora al Regina Margherita di Torino e resituire speranza ad altri quarantasei profughi. In questi quattro anni, abbiamo visto crescere il prestigio e la rilevanza internazionale del Golden Boy, dalla cui costola è nato il Golden Player: per l’edizione 2022 si annunciano molte, spettacolari novità.

Abbiamo lanciato una serie di lusinghiere iniziative editoriali, fra queste la collana libraria sublimata dalla prima partecipazione di Tuttosport al Salone del Libro; le pagine di Piemonte News, la sezione sport & business, la pagina dei talenti, le pagine green, le pagine di salute & sport, molto altro ancora.

Se è vero che la fede muove le montagne, la passione le spinge e la passione è il tratto distintivo di chi opera a Tuttosport in ogni suo ambito: la redazione e la sua segreteria, la tipografia e la diffusione, l’amministrazione e il marketing. Stringo forte la mano a ciascuno dei miei compagni di lavoro: è stato entusiasmante condividere questi anni con loro. Sono molto grato all’Editore Roberto Amodei, cui mi lega un vincolo di profonda stima e riconoscenza: mi ha offerto l’opportunità di aprire un nuovo capitolo con il marchio di Tuttosport, digitale e per ciò stesso alquanto stimolante. Ringrazio Marco Arduini, Federico Vincenzoni e Diego Ovazza, punti di riferimento assoluti del nostro Gruppo. A Guido Vaciago, brillante collega, del quale, il 17 gennaio 2000, proposi all’Editore l’assunzione nel nostro giornale, auguro ogni soddisfazione. Se la merita tutta e se la meritano tutti coloro che lavorano qui. Ha scritto George Bernard Shaw: «L’uomo è arrivato quando fa per mestiere quel che farebbe gratis». Condivido.

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