L’epicondilite, anche nota come “gomito del tennista” è una tendinopatia (cioè una patologia dei tendini) prevalentemente da sovraccarico o da attività ripetitiva e riguarda i tendini estensori del polso e delle dita nella regione esterna del gomito. Questo infortunio non riguarda in effetti esclusivamente i tennisti, che rappresentano soltanto il 10 per cento della popolazione colpita: possono infatti soffrire di epicondilite anche schermidori, giocatori di baseball, golfisti e persone non particolarmente sportive. L’epicondilite è però certamente un infortunio tipico del tennis: un tennista su due, statisticamente, può sviluppare l’epicondilite almeno una volta nel corso della vita.
SINTOMATOLOGIA Inizialmente il dolore è avvertito solo durante l’attività sportiva moderata – intensa o alla specifica pressione a livello dell’epicondilo laterale, con una possibile irradiazione all’avambraccio. Progressivamente la sintomatologia dolorosa si presenta anche a riposo e nella vita di tutti i giorni e si può manifestare in semplici gesti come sollevare una bottiglia o girare la maniglia di una porta.
LA TECNICA Per quanto riguarda il tennis, la tecnica di gioco è un fattore rilevante e può incidere in modo determinante: infatti sono colpiti da epicondilite prevalentemente gli amatori, mentre i tennisti professionisti ne sono affetti molto raramente. La posizione del polso durante il rovescio, ad esempio, può giocare un ruolo decisivo: è stato studiato che i giocatori meno esperti tendono in genere ad affrontare il rovescio con il polso inizialmente flesso (piegato verso di sé) e così sollecitano maggiormente i muscoli estensori di polso e dita, favorendo lo sviluppo di contratture e quindi di maggiori tensioni a livello dei tendini e della regione ossea coinvolti nell’epicondilite. I giocatori esperti mantengono invece, in genere, il polso in estensione per tutto il movimento del rovescio e questo permette loro di sviluppare una forza adeguata senza sollecitare eccessivamente i tendini del gomito esterno.
LA DIAGNOSI La diagnosi dell’epicondilite è clinica: la visita medica specialistica permette di inquadrare le caratteristiche del problema con test clinici specifici. L’ecografia è un esame di supporto di base molto importante per definire l’entità e la localizzazione del problema e per monitorarne nel tempo l’evoluzione. La risonanza magnetica è un esame di secondo livello e viene richiesta dallo specialista solo in casi specifici.