«L’8 Maggio è partito il Giro D’italia da Torino: 3479,9 Km, 47000 m di dislivello e circa 166 km al giorno da percorrere in bicicletta.
Spesso i pazienti domandano: «Alla mia schiena fa bene andare in bicicletta»? Rispondere non è semplice perché le variabili in gioco sono tante:mountain bike,city bike oppure bici da corsa? Le city bike e le mountain-bike permettono di mantenere una posizione più eretta, postura che, però, scarica il peso maggiormente sulla colonna lombare e meno sulle spalle mentre nella bici da corsa la postura è prevalentemente in flessione associata ad una rettilinizzazione e talvolta inversione della lordosi lombare ed un aumento di quella cervicale con conseguente sovraccarico a livello di tali distretti.
In linea generale è bene sottolineare che andare in bicicletta non ha grosse controindicazioni ma come per tutti gli sport è necessario preparare la propria schiena a quel tipo di richiesta funzionale. Innanzitutto esattamente come quando stiamo seduti difronte al computer sappiamo che dobbiamo mantenere una postura ergonomica, quando saliamo sulla bicicletta dobbiamo controllare: 1) altezza della sella: un valore eccessivo o ridotto di tale misura provoca uno sbilanciamento del bacino, il quale tende a oscillare seguendo l’alternarsi delle pedalate, provocando così un allungamento anomalo dei muscoli della fascia toraco lombare e successiva comparsa di dolore 2) posizionamento delle tacchette: una posizione troppo arretrata della tacchetta porta il metatarso in posizione avanzata rispetto all’asse del pedale, con conseguente riduzione della mobilità articolare della caviglia , contrattura eccessiva di quadricipite e muscoli paravertebrali. 3) arretramento della sella: è causa dello sbilanciamento del bacino, pertanto rientra nei fattori di rischio per la lombalgia da alterato carico.
Secondo la letteratura scientifica, il 30-70% dei ciclisti soffre di mal di schiena cervicale, dorsale o lombare; l’incidenza e l’entità del mal di schiena possono essere ridotte con un’appropriata regolazione dell’angolo della sella ma non sempre risolte. Infatti,una corretta dinamica della pedalata è molto importante ma non è sufficiente per ridurre il rischio di problematiche al rachide che devono essere prevenute attraverso un’attenta valutazione posturale ed un programma riabilitativo personalizzato. Dal punto di vista biomeccanico durante la pedalata le linee di forza hanno una direttrice verticale a livello del passaggio dorso lombare della colonna che se non è pronta ad assorbire queste sollecitazioni tende ad irrigidirsi fino alla comparsa della dorsolombalgia tipica dei ciclisti.
Da un articolo pubblicato sull’American Journal Sports Medecine si evince come il dolore anteriore di ginocchio e soprattutto la dorsolombalgia rappresentino le patologie che più frequentemente costringono i ciclisti a rallentare o interrompere la loro attività.
Cosa fare ? Mantenere un buon equilibrio tra la forza degli arti inferiori e gli stabilizzatori del rachide. Va tenuto presente che una fascia addominale opportunamente rafforzata permette di scaricare circa il 40% del peso gravante sulle vertebre lombari. Mantenere un’ottima elasticità muscolare attraverso esercizi di stretching personalizzati.Non tutti devono fare le solite cose! Mantenere un buon controllo neuromotorio del complesso rachide-bacino- arti inferiori attraverso esercizi di training neuromotorio specifici che preparino il rachide ad assorbire le sollecitazioni che la strada, la rigidità dei nuovi telai e la gestualità della pedalata impongono.
Eseguire una valutazione posturale per individuare eventuali dismorfismi e paramorfismi dell’apparato locomotore come scoliosi, alterazione delle curve sul piano sagittale, asimmetrie degli arti o del bacino. In presenza di dismorfismi, la postura adottata in bicicletta per periodi molto lunghi, può determinare un sovraccarico meccanico non bilanciato che può diventare potenziale causa di dolore. Buona pedalata!»