Continuando l’approfondimento sulla pubalgia iniziato la scorsa settimana cercherò di per descrivere il “moderno” modo di curare e di prevenire tale patologia. Per prima cosa è importante affermare che la soluzione chirurgica (che viene adottata più frequentemente in altri paesi europei rispetto all’Italia) non risulta migliore rispetto alla riabilitazione; pertanto la prima scelta di cura è non chirurgica. Le cure sono diverse a seconda della tipologia e della sede di dolore.
Per gli atleti che soffrono di dolore che origina dai muscoli adduttori della coscia o di dolore che origina nella zona centrale dell’osso pubico la cura migliore sono gli esercizi, mentre sono meno efficaci i massaggi o la terapia strumentale (ultrasuoni, Tens, Tecar, ecc.). Per gli atleti che soffrono di dolore che origina dall’inguine, in particolare nella zona del canale inguinale, spesso è necessario l’intervento chirurgico per curare la cosiddetta “ernia da sport”, ma anche in questi casi l’esercizio e il rinforzo muscolare è utile nel 50% dei calciatori. Per gli sportivi che presentano dolore che origina dal muscolo ileopsoas, un muscolo profondo più laterale rispetto al pube, e presentano dolore che origina dall’anca le cure sono scientificamente meno chiare (maledetta pubalgia!) e spesso è necessario orientarsi sui singoli sintomi e curarli in modo selettivo. In genere è importante affermare che la cura più efficace per la pubalgia sembra essere non tanto quella rapida, ma quella che dura nel tempo, “se si vuole guarire bene non di deve avere fretta”; quando si imposta la terapia l’atleta, il medico e lo staff tecnico devono essere consapevoli che “se si fa in fretta il miglioramento dura poco”. Proprio per questo la terapia più efficace è il rinforzo muscolare, il rinforzo dei muscoli del bacino e della parete addominale.
Sono stati proposti diversi programmi di esercizi, ma il cosiddetto Protocollo di Copenaghen è certamente tra i più utilizzati ed efficaci. E’ stato proposto da ricercatori e terapisti sportivi danesi tra i quali Kristian Thorborg, un amico e preparatissimo esperto che fa parte del gruppo medico della Uefa. Tali esercizi rinforzano in modo specifico gli adduttori della coscia ed il vantaggio è che non richiedono attrezzature e possono essere effettuati prima o dopo l’allenamento. Per essere efficace è necessario effettuare l’esercizio di rinforzo 3 volte alla settimana durante il preseason (6–8 settimane) e una volta alla settimana durante il campionato (28 settimane); visto che l’esercizio potrebbe essere doloroso o di difficile esecuzione per un giocatore sintomatico, sono stati creati 3 livelli progressivi: facile, moderato e difficile. I risultati dimostrano una riduzione del 40% delle pubalgie.
Come dicevamo la scorsa settimana la pubalgia è un problema comune negli atleti e per noi medici dello sport è sempre una seria sfida clinica perché è difficile da capire, da diagnosticare e da curare. Oggi però sappiamo che è possibile ridurne l’insorgenza e curarla in modo più duraturo con esercizi semplici, che non richiedono attrezzature e possono essere eseguiti dovunque: cara pubalgia, attenzione che ti stiamo sconfiggendo!