I portapenne di Valter

Un anno fa la scomparsa di Noto

Valter Noto aveva 59 anni quando il suo cuore si spense, dopo una coraggiosa lotta contro il cancro. Ieri, il ricordo ha compiuto un anno: un anno fa ci lasciava. Il nostro Valter: amico, collega. Il “ct”: come lo chiamavamo. Per affetto e per stima. Per i suoi meriti acquisiti anche a Coverciano: giornalista sì, ma con in tasca un patentino da allenatore Uefa B. Esperienze e conoscenze molto utili per il mestiere a tavolino: qui in redazione. Ma anche per guidare sul campo con successo tante formazioni dilettantistiche, anno dopo anno: la rappresentativa di Tuttosport, all’inizio, e l’Excelsius, poi. «Ehi, ct!»: anche un po’ per celia, certe volte, lo chiamavamo così. Il nostro Valter. Amico, collega.

Scrisse il direttore Xavier Jacobelli, un anno fa: «Valter per tutti noi di Tuttosport ha rappresentato un patrimonio di bravura, di serietà, di attaccamento alla maglia. Ne ha indossata una sola, dal 1° gennaio 1992, quando mise piede per la prima volta in corso Svizzera, e poi non se l’è più tolta. Redattore ordinario, caposervizio, segretario di redazione, caporedattore, giornalista multimediale. Più semplicemente, gran giornalista e, prima ancora, gran galantuomo». Andava riscritto. Lo impone il dovere della memoria. Il dovere di ricordare virtù e sacrifici di un professionista che era, prima di tutto, un uomo buono.

Mentre scriviamo, dopo essere usciti dalla Chiesa dove sei stato di nuovo ricordato da tutti noi, al fianco della tua adorata moglie Amalia, ci voltiamo verso il tuo posto. Il tuo tavolo. E’ vuoto. Restano due vasetti colorati. Due portapenne. Li usavi tu. E ci sembra di rispettarti anche così: conservandoli, lì dove li avevi lasciati. C’è tutta la profonda, grande mancanza che proviamo. Il nostro affetto. La gratitudine. E’ trascorso un anno: di vita nostra e di Valter nei cuori.

Dalla nostra terra ai tuoi cieli, desideravamo parlarti così, caro ct, oggi.

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