Coppa America. Per gli inglesi una sfida d'onore

Riportare in patria la Coppa dopo 166 anni è lo scopo del Team Land Rover Bar.

ALTISSIME POTENZIALITA’ - La sfida per riportare la Coppa delle Ghinee a casa, in Inghilterra, è partita. E sta procedendo più che bene. A capo del progetto, nonché al timone di R1, nome in codice per il catamarano inglese, Ben Ainslie, (FOTO) il velista più vincente della storia. Accanto a lui un team affiatato e la collaborazione della casa automobilistica inglese Jaguar Land Rover. Una squadra dalle altissime potenzialità, che ha già dimostrato il suo valore vincendo le Louis Vuitton America's Cup World Series e due punti di vantaggio alla partenza della sfida. Il 26 maggio nelle acque delle Bermuda sarà proprio Land Rover BAR a inaugurare la Coppa America contro la svedese Artemis Racing. La storia della collaborazione tra uomini di mare e di terra però ce la raccontano Giles Scott, medaglia d'oro olimpica, tattico e grinder di Land Rover BAR e Tony Harper, Director of Engineering Research  di Jaguar Land Rover.

Land Rover BAR è il primo team inglese che compete nell'America's Cup negli ultimi 16 anni. Qual è lo stato d'animo?

Siamo un gruppo unito che già lavora sotto molta pressione, abbiamo vinto le America's Cup World Series, e credo che questo dimostri quanto siamo forti. Ma, pensando all'intera flotta, ognuno dei team qui presenti può vincere, non ci sono squadre deboli. Nella storia dell'America's Cup la barca più veloce ha sempre vinto, così è davvero tutta questione di incrementare il vantaggio spremendo ogni più piccola frazione di nodo. 

I foil non sono più una novità, ogni team è più che pronto con le tecnologie più avanzate. La tecnologia può prendere il sopravvento sulla strategia?

L'America's Cup è sempre stata una gara di design  e ora è ancora più vero ed esasperato. Abbiamo presentato la nostra barca da regata, la R1 – un 50 piedi multiscafo con tecnologia foil – in febbraio, Land Rover ci ha supportati per l'aerodinamica e i sistemi di controllo, ma lo sviluppo continuerà fino all'ultima regata del team. È questo ciò che bisogna fare con questo tipo di barche: continuare a migliorarle. Ma per essere la più veloce – e quindi vincere – è indispensabile avere un'intensa comunicazione tra velisti e progettisti, trovare l'equilibrio perfetto e procedere insieme.

Il mare per Land Rover è un elemento inusuale. Come nasce la collaborazione?

Land Rover è stato main partner delle Extreme Sailing Series e la partnership esclusiva con Ben Ainslie Racing è stata una naturale evoluzione. L'America's Cup è più una gara di progettazione e gli ingegneri di Jaguar Land Rover hanno giocato un ruolo determinante negli ultimi due anni nello sviluppo della barca per il team Land Rover BAR.

 Per quali innovazioni in particolare il vostro contributo è stato cruciale?

Ci siamo concentrati primariamente su tre aree: Aerodinamica, Apprendimento Automatico e Sistemi di controllo dello Human Machine Interface  (HMI - l'interfaccia uomo-macchina). La sorgente primaria della potenza della barca, le wing sail (ali rigide), devono essere il più aerodinamiche possibile, ne va di tutta la performance: Land Rover ha sviluppato la pionieristica Fluid Structural Interaction (FSI) technology, per modellere e rifinire il design delle wing in modo che fossero il più leggere e resistenti possibile.

Il Machine Learning (Apprendimento Automatico) e l'Intelligenza Artificiale sono stati utilizzati per analizzare una vastissima quantità di dati, collezionati durante regate-test (circa 16 Gigabyte al giorno) in modo da ottenere le manovre più efficienti per la barca.

Attraverso l'esperienza Land Rover nello sviluppo del HMI Control System sulle auto, abbiamo progettato la ruota del timone che Ben Ainslie userà per “far volare” R1. Il timone incorpora il sistema di paddle del cambio al volante delle nuove Discovery, personalizzato sulle mani di Ben in modo da controllare il timone perfettamente e azionare gli hydrofoil con la massima precisione. 

Martin Whitmarsh, CEO di Land Rover BAR, viene dalla F1. È una coincidenza?

Si parla dell'America's Cup come della “Formula 1 sull'acqua”. Entrambe sono estremamente avanzate in termini di ricerca e sviluppo ed entrambe si concentrano su micro-modifiche per ottenere risultati sempre migliori. E proprio come in F1, l'approccio è quasi olistico: ogni team mette in campo innovazioni alla ricerca anche del più piccolo vantaggio che può fare la differenza. 

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