LE ORIGINI - Dal 1920 alle isole Hawaii, dove leggenda narra che dodici ragazzi improvvisarono una partita di pallavolo in riva all’Oceano Pacifico, alle prossime Olimpiadi di Rio 2016. Ne ha fatto di strada il beach volley, spettacolare disciplina tutta muscoli, sole, sabbia e sudore!
“L’anno prossimo a Rio ci aspettiamo un’affluenza di pubblico del centro per cento, o quasi. Com’è già accaduto ai passati Giochi di Londra, dove gli spalti hanno registrato il tutto esaurito, per ogni partita disputata”, racconta Fabio Galli, ex giocatore a livello mondiale che in passato si è “costruito” un campo con la sabbia del Po, fatta arrivare con cinque camion direttamente a casa sua a Cremona.
Oggi è consigliere della federazione Fipav (www.federvolley.it), cui fanno capo le discipline della pallavolo e del beach volley. In comune i due sport hanno le tecniche di esecuzione, tra cui bagher, muro e battuta, anche se il “beach” nella versione olimpica prevede due giocatori per squadra (anziché sei), un campo di gioco prevalentemente outdoor, un pallone più leggero e... la fatica moltiplicata per la difficoltà di non affondare nella sabbia.
OGGI - Oggi, a quasi 70 anni dal primo torneo ufficiale organizzato sulla spiaggia di State Beach in California, si gioca in 160 Paesi, nei centri storici di Berlino e Milano, su Alpi e Dolomiti e ovviamente sulle spiagge più belle del mondo. Da Copacabana e Ipanema, in Brasile, dove le reti fanno parte del paesaggio, alle spiagge americane, dove dagli anni ’60 in poi il beach volley è diventato uno stile di vita capace di attirare sponsor e personaggi famosi.
IN ITALIA - In Italia il debutto è nel 1984 sulla sabbia di Cervia, con Massimo Penteriani e Angelo Squeo (oggi direttore della federazione mondiale) che si aggiudicano il premio (un milione di lire) del primo torneo nazionale. Il campionato italiano nasce dieci anni più tardi, in concomitanza con l’entrata della disciplina nel programma olimpico. Sulla sabbia di Atlanta 1996 si compie la trasformazione del beach volley da gioco da spiaggia a sport in piena regola.
UNO SPORT PER TUTTI - Il bello di tutto ciò, però è che non bisogna esser atleti professionisti per cimentarsi nella ricetta “adrenalina all’aria aperta” dello sport più economico e democratico che ci sia. Come sanno bene gli appassionati di beach volley di ogni età e preparazione fisica che ogni anno si ritrovano su uno dei 250 campi di beach volley allestiti sulla spiaggia di Bibione, vicino Venezia, per il Mizuno Beach Volley Marathon. «Si bruciano un sacco di calorie – assicura Giulia Pisani, 23 anni, giocatrice della Lega Volley serie A, tra i testimonial dell’evento 2015, - e se ti lanci sulla sabbia non rischi di farti male. Unico svantaggio: gli slip non sono proprio comodissimi (potrebbero spostarsi con un tuffo di troppo), ma io quando gioco mi estraneo completamente e mi piacerebbe che anche il pubblico pensasse solo al gioco”. Ci spiace doverla smentire, visto l’interesse di chi apprezza – e sono tantissimi - oltre allo schema di gioco anche la bellezza statuaria degli atleti in campo.