ROMA - Quanti sono gli etilometri in dotazione alle forze dell’ordine italiane? Non esiste un documento ufficiale che porti a un conteggio certo, ma secondo l’Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale sono circa un migliaio. Ma quanti funzionano realmente? Solo cinquecento, sempre secondo l’ASAPS. Appena la metà, dunque, un dato allarmante per la sicurezza stradale. L’ASAPS sta effettuando un monitoraggio sugli etilometri e ne ha trovata una grande parte ferma da mesi nei laboratori autorizzati, in attesa della prevista revisione annuale. Dove? Al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al Centro Superiore Ricerche Prove Autoveicoli e Dispositivi di Roma (CSRPAD) e al il Centro Prove Autoveicoli di Milano.
Una procedura assolutamente necessaria ma molto lenta. A questo si aggiunge il fatto, lamenta l’ASAPS, che l’ISTAT ha eliminato dalle statistiche sugli incidenti stradali il dato specifico di quelli correlati alla guida in stato di ebrezza. Inoltre, l’ASAPS denuncia che «le polizie locali da mesi sarebbero in forte penuria di strumenti, anche con interi territori sprovvisti o con un numero assai limitato che costringerebbe gli agenti a prestarsi l’etilometro o a richiedere un ausilio attraverso altro organi di polizia; ci sono notizie di Uffici delle Forze di Polizia con una riduzione notevole degli etilometri, a causa di continui guasti ai banchi-prova presso il CSRPAD che hanno costretto ad utilizzare anche il CPA di Milano».
Per questi motivi l’ASAPS «lancia un allarme che spera sia limitato ma soprattutto ascoltato dai vertici ministeriali, sostenendo con forza un maggior numero di controlli sulla guida in stato di ebbrezza, per fermare quelle che l’Associazione sostiene da sempre siano “vere e proprie bombe ad orologeria”, cioè quegli utenti della strada che guidano in condizioni psico-fisiche inidonee come ha dimostrato il recente tragico incidente nel quale un camionista ubriaco sulla tangenziale di Torino ha distrutto una famiglia».