ROMA - Chi possiede una certa dimestichezza col web sa che esistono numerosi siti “Who Is”: si digita il nome del dominio da registrare (ad esempio tuttosport.com) e il servizio di ricerca indica se è libero oppure occupato, fornendo le info sull’eventuale proprietario. Cercando alphabet.com si viene informati che il dominio è stato registrato nel lontano agosto ’95 per conto di BMW , che lo utilizza per promuove i propri servizi di mobilità aziendale, chiamati, appunto, Alphabet. Facile intuire quanto la Casa bavarese non abbia gradito l’ultima riorganizzazione aziendale di Google: Larry Page, co-fondatore assieme a Larry Brin del colosso del web, ha recentemente ufficializzato la nascita di Alphabet, nuova conglomerata di cui Google sarà solo una piccola parte, all’interno della quale verranno organizzate le società extra-web, tra cui anche la divisione che si sta occupando dell’auto a guida autonoma.
Dopo l’annuncio milioni di utenti di tutto il mondo hanno cercato nei motori di ricerca “Alphabet”, mandando in tilt i server BMW. Un portavoce dell’azienda tedesca ha dichiarato al settimanale Wirtschaftwoche che BMW non è stata in alcun modo contattata da Google riguardo all’uso del marchio che è depositato e sul quale «si dovranno ora esaminare le implicazioni in termini di diritti sul marchio».
Il caso si preannuncia vivace, dal momento che Google e Bmw sono in crescente concorrenza tra loro nel segmento delle auto elettriche, allo studio di Google, e del servizio mappe, dove BMW ha di recente acquisito, con Daimler e Audi , il servizio di cartografia di Nokia, Here.