Oltre 500 mila esemplari da richiamare negli States, 12,9 miliardi di euro bruciati alla Borsa di Francoforte, 18 miliardi di dollari di sanzioni, 37.500 per ogni auto venduta. Questi i numeri della disfatta Volkswagen all'indomani del "mea culpa" e dello scandalo che ha travolto il colosso di Wolfsburg riguardo alla manipolazione dei dati sulle emissioni negli USA. E L'a.d. del Gruppo, Martin Winterkorn, che ancora una volta - dopo esser sopravvissuto alla guerra di potere con il patron Ferdinand Piech - rischia di perdere il posto ha dichiarato: "Sono personalmente desolato del fatto di aver deluso la fiducia dei nostri clienti e dell'opinione pubblica - ha detto -. Per il consiglio di amministrazione e per me personalmente questi eventi hanno la più alta priorità. Vw non consente violazioni di regole e leggi di alcun tipo. Lavoriamo con le istituzioni competenti per poter chiarire nel modo più trasparenze veloce ed esaustivo possibile i fatti"
Domani il Gruppo tedesco riunirà in emergenza il consiglio di sorveglianza per decidere la linea da tenere. L'indignazione però è generale: la Casa Bianca si dice "abbastanza preoccupata", mentre il governo tedesco non ha voluto commentare, in Italia Rete Consumatori ha già annunciato una class action ed il Codacons si è detto pronta ad azioni collettive e richieste di danni miliardarie, se si riscontreranno anomalie anche sul mercato italiano. Un calcolo teorico - in base alla cifre disponibili - porta poi Spiegel on line a concludere che VW potrebbe essere chiamata a pagare fino a 18 miliardi di dollari di sanzioni (se si seguisse il criterio di dover versare 37.500 dollari per ogni auto venduta). La collaborazione mostrata da Winterkorn dovrebbe però ridurre di molto l'importo: secondo alcuni analisti l'azienda potrebbe essere chiamata a pagare 1 miliardo di dollari.