Una nuova speranza nella lotta all’Alzheimer arriva dalla ricerca italiana. Proprio a ridosso della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, i dottori dell’Università di Bari Marianna La Rocca e Nicola Amoroso hanno dimostrato che un’intelligenza artificiale può diagnosticare il morbo ben dieci anni prima della sua comparsa. Il merito è di un algoritmo, creato dai ricercatori, che riesce a riconoscere i cervelli sani e quelli malati. Una prima fase dello studio è stata condotta su 67 risonanze, 29 di persone sane e 38 di pazienti malati di Alzheimer. Successivamente il test è stato ripetuto su 148 risonanze, 52 sane, 48 malate e 48 di pazienti con lievi disturbi cognitivi. L’algoritmo ha riconosciuto ben l’86% tra risonanze sane e malate, ma soprattutto ha individuato nell’84% dei casi i pazienti che nel giro di dieci anni hanno poi contratto la malattia.
La scoperta ha avuto tanta eco da finire sulla prima del Times: dell’Alzheimer ancora non si conosce una cura, i 40 milioni di infetti nel mondo saranno (secondo le proiezioni) 135 milioni entro il 2050, e la malattia costringe i malati e chi se ne prende cura a un radicale cambio di vita. La scoperta italiana potrebbe essere il primo e importantissimo passo verso una nuova strada, anche se, come sostiene la dott.ssa La Rocca sul Times «si tratta di metodi molto invasivi, costosi e disponibili solo nel centri altamente specializzati». Progredendo in termini di accessibilità, costi e tutela dei pazienti, la lotta all’Alzheimer diventerà sicuramente più concreta, mentre già da queste scoperte l’effetto immediato è la possibilità di prepararsi a una diversa gestione della vita per chi contrarrà il disturbo. Il prossimo obiettivo, aggiunge La Rocca, è di utilizzare lo stesso metodo per il morbo di Parkinson, grazie all’estrema versatilità di questo tipo di studio.