© LAPRESSETORINO - Il miglior marcatore dell’Italia di Mancini si chiama Giorgio Chiellini, 34 anni, difensore, 97 presenze e 8 gol in Nazionale. Ieri sera era in panchina. L’Italia non vince una partita ufficiale da undici mesi: Scutari, Albania, 9 ottobre 2017, gol di Candreva. Nell’anno solare 2018, gli azzurri si sono aggiudicati una sola gara, l’amichevole con l’Arabia Saudita e, se non riusciranno a cogliere un successo entro il 31 dicembre, eguaglieranno il 1974, l’anno più nero da allora a oggi. E, forse, non è un caso che, dal ‘75, Mancini sia il peggior ct dopo le prime cinque partite della sua gestione, a pari merito con Fulvio Bernardini. Nel calcio i numeri schiacciano le parole e le chiacchiere stanno a zero.
Come zero merita il gioco di una squadra tanto rivoluzionata (nove undicesimi) quanto scombiccherata. Soltanto Donnarumma, gigante fra i lillipuziani dominati dal Portogallo, ha evitato una sconfitta più pesante. I campioni d’Europa non avevano Ronaldo, ma possono sempre contare su André Silva, 22 anni, 28 presenze e 13 gol, milanista in prestito al Siviglia, pupillo di CR7 che di lui parla sempre molto bene. Ne ha ben donde. Lazzari ed Emerson Palmieri sono stati il settimo e l’ottavo debuttante di Mancini il quale, sinora, ha impiegato 33 giocatori e, per la prima volta da quando ha sostituito Ventura, ha visto la sua squadra non segnare, incassando invece il settimo gol. La sconfitta di Lisbona mette la Nazionale a rischio di retrocessione nella fascia B della Nations League, ma fosse qui il problema. Questa è una notte che dura da dieci mesi, da quando la Svezia spense la luce. E non passa mai.