Senza essere sceicchi arabi oppure miliardari statunitensi, la famiglia Pozzo ha insegnato come si possa fare calcio a livello internazionale pur partendo da una realtà di provincia. Giampaolo Pozzo arriva a Udine nell’estate 1986, quando preleva la società da Lamberto Mazza. Dopo i sogni di pochi anni prima targati Zico, la squadra è tornata a impattarsi con la realtà. Pozzo va subito incontro a diverse difficoltà: doveva far parte di un gruppo di soci, si ritrova da solo; doveva programmare un’attività in ottica di un campionato tranquillo, si confronta con una classifica penalizzata di 9 punti (quando la vittoria ne valeva due) per uno scandalo scommesse. La conseguenza è una retrocessione immediata. Per Pozzo sono tre le cadute in Serie B, ma dal 1995 l’Udinese è presenza fissa in Serie A, con tre stagioni in cui arriva la zona Champions. A Giampaolo e a sua moglie Linda (attivamente coinvolta nel club: nel 1998 crea l’associazione Onlus Udinese per la vita, la prima emanazione diretta di un club di calcio), nel frattempo si affianca il figlio Gino, operativo sul mercato. Il club bianconero rafforza la presenza in Italia e i Pozzo guardano all’estero.
Nel 2009 acquisiscono il Granada in Spagna in Tercera Division, la nostra Serie C, e lo riportano in Liga dopo 35 anni di assenza: lo scorso anno lo cedono ai cinesi di Desport. Nel 2012 è la volta dell’Inghilterra, dove comprano il decaduto Watford, che vivacchia in Championship. Tempo tre anni, arriva la promozione in Premier, dove il club londinese è tuttora presente. Un occhio al mondo, ben rappresentato dai tanti giovani stranieri pescati un po’ dappertutto, con soluzioni esotiche come l’iracheno Ali Adnan. E radici ben salde in Friuli, dove il nonno di Pozzo senior ha creato nel 1910 l’azienda di famiglia che realizza macchine per la lavorazione del legno. Il fiore all’occhiello di questa presenza è lo stadio Friuli (diventato Dacia Arena). Nel 2013 l’Udinese ha ottenuto dal Comune la concessione per 99 anni del diritto di superficie e ha radicalmente ristrutturato l’impianto nato nel 1976. E’ sparita la pista di atletica, sono state rifatte tre parti dedicate agli spettatori, esclusa la tribuna principale, sono stati creati gli spazi per ospitare il museo del club e attività commerciali e sportive. Riaperto a gennaio 2016, la Dacia Arena è un gioiello dedicato esclusivamente al calcio, all’altezza degli impianti più belli in Europa.