Un territorio che storicamente produce eccellenze apprezzate in tutto il mondo. L’esempio più eclatante arriva dai motori dove, a Maranello, ha avuto origine il mito della Ferrari. Passando per il pianeta musica che, in quel di Modena, ha visto nascere un certo Luciano Pavarotti. E che dire dell’universo gastronomico che deve a questa terra due prodotti come l’Aceto Balsamico e il Parmigiano Reggiano. Sassuolo, fino al secolo scorso, era famosa per le sue ceramiche. Ma oggi, grazie ad un imprenditore che proprio nel settore dell’edilizia ha fatto la sua fortuna, Sassuolo con la sua squadra di calcio sta diventando un esempio di gestione virtuosa e vincente non solo in Italia, ma in tutta Europa. E non si tratta della solita favola calcistica, come se ne sono viste fin troppe, dove una società di provincia improvvisamente, come una meteora, esce dal buio dell’anonimato, brilla per un breve periodo e, inesorabilmente, si spegne tornando nel buio profondo.
Il Sassuolo di Giorgio Squinzi è invece il prodotto duraturo di una programmazione seria, lungimirante, scadenzata nel tempo e profondamente radicata nel territorio emiliano. Il suo ideatore e realizzatore è un imprenditore d’altri tempi, alla Adriano Olivetti, tanto per intenderci, che pone i valori umani e il rapporto con i propri collaboratori e dipendenti al di sopra di ogni altro valore. Creatore di un’azienda, la Mapei, solidamente strutturata e gestita come una famiglia, la sua.
Sassuolo: Mapei Stadium, un impianto dove sognare
Il racconto di questa realtà del calcio italiano scaturisce da una chiacchierata con Marco Nosotti, uno dei giornalisti più apprezzati della squadra di Sky Sport, ma anche un personaggio profondamente radicato nel territorio modenese, che da giovane ha vestito la casacca neroverde del Sassuolo per 5 lunghi anni, facendo tutta la trafila delle giovanili, prima di dedicarsi alla sua passione per il giornalismo. Nosotti evidenzia i punti e i concetti principali della strategia di patron Squinzi che ha portato in un decennio il Sassuolo dalla C2 alla ribalta del calcio nazionale, fino addirittura a giocare in Europa League, avvicinando per la prima volta i piedi sui campi del sogno dichiarato a suo tempo da Squinzi: «Porterò il Sassuolo a giocare in Champions League». Un sogno che ha radici lontane, quando da tifoso milanista Squinzi confessava all’amico Confalonieri il sogno di giocare il derby contro l’Inter. Sogno che si è avverato, anche se con colori diversi da quelli rossoneri.
Una programmazione che passa attraverso il bel gioco, la valorizzazione del vivaio, alimentato soprattutto da giocatori del territorio, appunto. Come il giovane Claud Adjapong, genitori ghanesi ma nato a Modena e battezzato nella Parrocchia della Madonna di sotto a Sassuolo. Il primo sassuolese a vestire la maglia del Sassuolo: tutta la trafila nelle giovanili fino alla vittoria dell’ultimo Torneo di Viareggio. Poi l’esordio in prima squadra e il primo gol in Serie A lo scorso campionato contro il Cagliari. Non una favola, ma il frutto della programmazione.