INVIATO A BERLINO - L'altro giorno, parlando con un taxista che gli chiedeva se si fosse fatto male, per via di quella camminata ciondolante ai confini della zoppia, il Polpo ha dato quel che si direbbe un colpo di coda, ma con i tentacoli del linguaggio, ed è sgusciato via nel suo mare scherzoso: «Nessun problema. E' che ho le gambe storte. E' per questo che cammino così». Ora, in queste ore che gocciolano dal rubinetto dell'attesa, Pogba si compiace di cotanto sulfureo cammino, che lo ha condotto infine al fianco di Messi. Tra l'altro, tanto per levarci subito il dente: non ci stupiremmo se Leo, o Neymar che possiede meno freni inibitori, o Iniesta o chi volete voi, alla fine della partita gli dicessero due paroline, tanto per decantare le virtù di quel prisma che è il Barcellona, e invitarlo a farci un giro di giostra, tra un anno. D'altra parte, a tavolino, seriamente, è quel che da un paio di mesi sta facendo Braida, ma con Marotta: «Dallo a noi, Paul. Dallo a me, che sono tuo amico vero». A partire, però, dall'estate del 2016, visto che la Juve il Polpo non lo cederebbe mai a gennaio. Nell'estate del 2016, quando da 6 mesi il Barcellona potrà di nuovo operare sul mercato. E siccome ogni storia con un inizio e una fine possiede pure i suoi nodi, come un ulivo contorto, ecco che cosa è comparso in questa, di stagione: una finale allo specchio. Pogba sul prato con la maglia del presente. Ma, davanti, la divisa di un possibile futuro.
INVASIONI DI... MERCATO - Consacrazione: è la parola appropriata che compare nell'orologio di Pogba, al posto dei numeri, indicata ugualmente dalle lancette, in un gioco di cifre e lettere, ma non da contrattualizzare. Vorremmo parlare di calcio, e solo del nitore del calcio, almeno oggi. E invece ci hanno pensato il padre di Morata ma più ancora e sopra a tutto Raiola, lo stratega del Polpo, l'agente onnivoro di operazioni di mercato, a scassare la vigilia, mettendo il dito nella piaga del dubbio. Un fastidio, mettiamola così, nel quadretto da Mulino Bianco che è questa giornata, con la sua alba tracciata dai raggi delle speranze, sino al tramonto, quando la contesa spezzerà ogni incantesimo, per tradurre la Juve faccia a faccia con la gloria: in cerca di carezze, ma col rischio alto degli schiaffi.
IRROMPE RAIOLA - Hanno chiesto al funambolico Raiola, la cui intelligenza strategica brilla negli occhi per il piacere del portafoglio, se questa partita della potenziale consacrazione del giovane con i tentacoli possa venir ricordata un giorno anche quale ultima epifania di Pogba nella Juve. E lui, correndo ai limiti del politicamente corretto nelle ore ch'erano di vigilia, con malizia voluta, ha tratteggiato un arabesco di parole che paiono una chiamata alle armi: ma per i candidati acquirenti. «Teoricamente sì, potrebbe esserlo», ha detto con finta innocenza a Sky. «Sappiamo che la Juventus non lo vuole vendere e chi è interessato deve muoversi per venire a prenderlo. Il mercato è aperto e lo sarà fino a settembre, il giocatore ha un contratto e il club non ha fatto mosse per venderlo. Sono arrivate delle offerte e sono state messe da parte». Pro memoria: per esempio del City, dalle parti dei 70 milioni. E del Barcellona, a quota 80. Ma in testa, in pole, ai nastri davanti a tutti continua a costruire il suo castello di mercato il Psg. Con allegate le voci di un summit tra i vertici dei due club: e con i parigini che avrebbero già in mano (hanno in mano, secondo i più) la foto di un semaforo verde scattata dal centrocampista dalle gambe storte. «Non so di un incontro con i loro dirigenti, io non c'ero», è il dribbling scanzonato di Raiola. «Il prezzo lo fa chi lo vuole comprare, Paul è un'opera d'arte e la base d'asta deve essere importante e la deve fare la Juve»: a quota 100 milioni, l'Everest di casa Agnelli. «Paul è uno dei calciatori più costosi del mondo e della storia; è speciale, giovane e ha qualcosa in più rispetto agli altri. Anche se ha già lasciato intravedere quello che potrà diventare, credo che le sue potenzialità non si siano ancora viste del tutto».
LA SFIDA A MESSI - Torniamo a questa sera? Sì, no, non si può. Perché bisogna ancora dire che se un affondo partirà... del Psg, del Barcellona, del City, del Chelsea, dello United e chi più ne ha più ne metta... ebbene: questo scatterà potenzialmente già da domattina, Champions o non Champions a Torino. Ma veniamo alla palla che rotola, ora, e che fa ruotare attorno alle stelle il popolo degli strisciati in bianco e nero? Torniamo a questa gazzella: ma con la potenza di un elefante. A 22 anni, compresso tra il capolavoro vivente che è Messi e la giovinezza spensierata di Ter Stegen (truffaldina, soppesata la maturità), Pogba cala il suo carico di onnipotenza che possiede nell'anima per elezione. «Voglio vincere tutto, voglio diventare il migliore al mondo», diceva un anno fa. Da mesi ha smesso di ripeterlo, ma perché la realtà ha sopravanzato le profezie.
Marco Bonetto