"In prima squadra con Yildiz, Huijsen e Soulé": Juve, Muharemovic esclusivo

L'intervista al difensore centrale della Next Gen che si giocherà la Serie B con i bianconeri nei playoff: "Che sogno la convocazione in nazionale"

Il confine tra determinazione e presunzione non è poi così sottile. Le parole di Tarik Muharemovic, in ogni caso, tracciano una linea netta. Il difensore centrale della Juventus Next Gen, classe 2003, si vede in Serie A con la maglia bianconera e ai prossimi Mondiali con la Bosnia-Erzegovina: non è spocchia, fame feroce semmai. Intanto, dopo il settimo posto centrato in campionato, si appresta a sfidare l’Arezzo nel primo turno dei playoff di Serie C, al via nella serata di domani.

Tarik Muharemovic, avete chiuso la stagione regolare con il miglior risultato di sempre della seconda squadra bianconera dopo aver toccato con mano le sabbie mobili della zona playout: come se lo spiega?
«Nuovi compagni, nuovo girone: l’inizio è stato tosto, ma abbiamo sempre avuto fiducia. Dopo la sconfitta con la Fermana all’andata ci siamo guardati negli occhi, ci siamo parlati tanto, e da quel momento tutto è girato. I fuori quota sono stati essenziali nel momento di difficoltà, se ora mi sento un leader lo devo soprattutto a capitan Poli che è anche mio compagno di reparto».

E ora l’Arezzo nei playoff: con quali obiettivi?
«Ce lo siamo ripetuto spesso tra di noi: se arriviamo ai playoff, per quanto siamo cresciuti lungo la stagione, li possiamo vincere».

Vissuto da dentro, quanto reputa formativo lo strumento Next Gen?
«Si tratta di un passaggio fondamentale per chi arriva dal vivaio: sfidare ex giocatori di A e B, con in palio una promozione o una salvezza, ti permette di diventare professionista. L’ho visto sulla mia pelle: lo scorso anno non è stato semplice adattarsi alla categoria, ma quest’anno ho fatto un passo avanti enorme a livello di mentalità. E, poi, restare a Torino ti permette di entrare nel giro della prima squadra…».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Cosa significa varcare i cancelli della Continassa, in settimana?
«Per me è significato allenarmi al fianco di Chiellini e di Bonucci, per esempio. Giorgio mi ha riempito di consigli, mi ha spiegato come e dove migliorare. Ed è qualcosa che ora, da vice capitano della Next Gen, posso tramandare ai più giovani».

C’è anche chi la paragona a Chiellini…
«Mi vengono i brividi. Già soltanto l’opportunità di aver condiviso gli allenamenti con una simile leggenda è una cosa per pochi e me la tengo stretta!».

Le prestazioni in Next Gen le hanno permesso anche di meritare la prima convocazione in prima squadra: cosa le viene in mente ripensando a quel Juve-Salernitana di Coppa Italia a gennaio?
«Quanto sia stata lunga e snervante quella giornata, innanzitutto. La convocazione è arrivata mentre ero in piscina con Yildiz: non sapevo se piangere o se saltare di gioia. Ho chiamato subito mamma e papà, erano in lacrime e si sono organizzati per essere allo stadio: finora è stato il momento più bello della carriera».

Di quella sera, sui social, ha postato una foto proprio insieme a Yildiz e Huijsen: in campo abbiamo iniziato a conoscerli, fuori dal campo come sono?
«Nelle giovanili eravamo inseparabili e anche ora ci sentiamo tutti i giorni, sono già pure andato a vedere Dean a Roma. Quella sera erano felici per me e io sono felice per quello che stanno dimostrando: il loro percorso mi fa venire ancor più voglia di dimostrare quanto valgo. E hanno i piedi ben saldi a terra: non mi hanno mai fatto pesare i loro successi».

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Qual è il compagno di squadra che l’ha impressionata di più finora?
«Loro due li metto ai primi due posti, ma subito dietro cito anche Soulé e Barrenechea».

E chi sarà il prossimo a fare il grande salto in prima squadra?
«Credo proprio Muharemovic!».

Nella sua vita ci sono la Slovenia, la Bosnia, l’Austria: come è arrivato alla Juventus?
«Nell’estate del 2021 sono andato a scadenza con il Wolfsberger. Papà ha ricevuto tante telefonate, ma quando hanno chiamato i bianconeri gli ho chiesto di interrompere immediatamente ogni altra trattativa».

E anche dalla Bosnia ha già ricevuto una chiamata importante…
«La convocazione in Nazionale maggiore è stata un sogno: è incredibile che un campione come Dzeko ti venga ad accogliere e ti dica che sta seguendo la tua crescita. Pjanic? Sapeva bene da dove arrivassi, mi ha subito dispensato qualche consiglio. Il movimento in Bosnia è in grande crescita: arriveremo agli Europei e poi ai Mondiali».

Le idee sono chiare: prossime tappe del percorso, invece?
«L’esordio con la maglia della Juventus, naturalmente. E magari il ritiro pre-campionato con la prima squadra in estate. Da centrale è più difficile perché è un ruolo delicato? Può essere, ma a me non cambia nulla».

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Il confine tra determinazione e presunzione non è poi così sottile. Le parole di Tarik Muharemovic, in ogni caso, tracciano una linea netta. Il difensore centrale della Juventus Next Gen, classe 2003, si vede in Serie A con la maglia bianconera e ai prossimi Mondiali con la Bosnia-Erzegovina: non è spocchia, fame feroce semmai. Intanto, dopo il settimo posto centrato in campionato, si appresta a sfidare l’Arezzo nel primo turno dei playoff di Serie C, al via nella serata di domani.

Tarik Muharemovic, avete chiuso la stagione regolare con il miglior risultato di sempre della seconda squadra bianconera dopo aver toccato con mano le sabbie mobili della zona playout: come se lo spiega?
«Nuovi compagni, nuovo girone: l’inizio è stato tosto, ma abbiamo sempre avuto fiducia. Dopo la sconfitta con la Fermana all’andata ci siamo guardati negli occhi, ci siamo parlati tanto, e da quel momento tutto è girato. I fuori quota sono stati essenziali nel momento di difficoltà, se ora mi sento un leader lo devo soprattutto a capitan Poli che è anche mio compagno di reparto».

E ora l’Arezzo nei playoff: con quali obiettivi?
«Ce lo siamo ripetuto spesso tra di noi: se arriviamo ai playoff, per quanto siamo cresciuti lungo la stagione, li possiamo vincere».

Vissuto da dentro, quanto reputa formativo lo strumento Next Gen?
«Si tratta di un passaggio fondamentale per chi arriva dal vivaio: sfidare ex giocatori di A e B, con in palio una promozione o una salvezza, ti permette di diventare professionista. L’ho visto sulla mia pelle: lo scorso anno non è stato semplice adattarsi alla categoria, ma quest’anno ho fatto un passo avanti enorme a livello di mentalità. E, poi, restare a Torino ti permette di entrare nel giro della prima squadra…».

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