TORINO - «Non bisogna fare confusione tra l’andamento negativo della Juventus Under 23 nell’ultimo periodo (5 sconfitte consecutive in serie C, ndr) e la bontà del progetto “seconda squadra”: noi siamo stati i pionieri in Italia e come club siamo tuttora convinti che sia la strada giusta. Non è un esperimento, è un progetto strutturale che vuole diventare un asset importante per la Juventus». Federico Cherubini, che assieme a Claudio Chiellini è il braccio operativo del responsabile dell’area sport Fabio Paratici per il comparto squadra b, ha fatto il punto sulla Juventus Under 23, nel mese di novembre scivolata in zona playout nel girone A di serie C.
IL PROGETTO - L’analisi di Cherubini parte dall’estate: «Alla riunione dei primi di luglio c’erano sei club di A interessati al progetto. La seconda squadra non è un’esigenza solo della Juve, ma del sistema calcio italiano: dai nostri studi più del 50% dei giocatori in prestito disputa meno del 30% dei minuti stagionali. Noi abbiamo fatto il primo passo in un quadro normativo che in quel momento era ancora incerto. Gli altri club continuano ad osservare con attenzione l’evoluzione del progetto, per esempio con il Torino ne abbiamo parlato anche recentemente».
I RISULTATI - «Comprendiamo l’attenzione sulla nostra striscia di sconfitte - continua Cherubini -, ma abbiamo una missione di medio-lungo periodo. Alla Juve perdere non fa mai piacere, ma l’obiettivo è anche fornire giocatori alla prima squadra, come è successo con Kean. Certo, se il progetto fosse partito prima della fine di luglio, sicuramente gente come Clemenza (ora al Padova, ndr) sarebbe rimasta qui».
Leggi l'articolo completo sull'edizione odierna di Tuttosport