TORINO - Il desiderio di Cristiano Ronaldo di raccontare la sua verità, i duelli a distanza tra il Real Madrid e i mass media portoghesi, le certezze granitiche dello Spiegel, che per primo ha raccontato la vicenda della presunta violenza sessuale di CR7 a danno della modella statunitense Kathryn Mayorga. E negli Stati Uniti prosegue il lavoro degli inquirenti, che stanno indagando per chiarire nella maniera più definita possibile i confini dell’episodio, verificatosi a Las Vegas il 13 giugno 2009.
FRONTE LAS VEGAS - Ronaldo, innanzitutto. Il portoghese si è detto disposto a raccontare agli inquirenti la sua versione dei fatti sulla calda notte trascorsa in Nevada con Mayorga. La ricostruzione dell’incontro da parte del giocatore della Juventus è ormai nota: ci fu un rapporto sessuale con la donna, ma pienamente consensuale. E, soprattutto, nessuna violenza, per una versione finale totalmente diversa rispetto a quella fornita da chi accusa CR7. Questo vuole spiegare il portoghese a chi si occupa delle indagini riguardanti l’azione civile avviata da Mayorga, una disponibilità che Peter Christiansen, avvocato di Ronaldo, ha già comunicato alla polizia di Las Vegas. Cristiano ovviamente non potrà volare in Nevada per essere interrogato, a causa degli impegni che lo attendono con la Juventus. Il confronto con gli investigatori avverrà pertanto in videoconferenza. In Portogallo definiscono Ronaldo come «pienamente fiducioso» riguardo alla vicenda che lo coinvolge e sicuro «che le leggi del Nevada saranno applicate e rispettate».
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