TORINO - Buongiorno Vialli, chi si gioca di più domani sera a San Siro? «La Juve, credo. Ma una sconfitta sarebbe pesante per entrambe le squadre. Mi spiego: se l’Inter perdesse non subirebbe un forte contraccolpo in classifica, comunque positiva, ma sarebbe una botta psicologica notevole. Non battono la Juventus dal 2010 e hanno, forse, l’occasione migliore per tornare a vincere. Un’altra sconfitta minerebbe il morale alle fondamenta, rischiando di crepare la fiducia acquisita nelle prime giornate. Se perdesse la Juve, invece, per me sarebbe definitivamente tagliata fuori dalla corsa scudetto e non solo per una questione di classifica».
E anche per cosa? «Beh, fino a poco tempo era una squadra che vinceva le partite prima ancora di giocarle, incutendo paura negli avversari fino a intimidirli. Ora mi sembra che stia perdendo questa caratteristica: vincendo a San Siro potrebbe ristabilire l’effetto terrore, perdendo aumenterebbe la sensazione di essere battibile».
La Juventus ha la pancia piena? «Dopo quattro scudetti di fila si può avere meno appetito, ma soprattutto chi non mangia da quattro anni può essere più veloce ad accaparrarsi ciò che c’è sul tavolo. Però nella Juventus ci sono i nuovi, che vogliono dimostrare di essere all’altezza».
Quanto pesa la mancanza di Tevez e Pirlo? «Per me Dybala può essere il nuovo Tevez. Ha i numeri, ha il fisico, corre, si sbatte per la squadra e non ti lascia mai in dieci, ha il tiro secco».
Da Messi in giù, tutti scommettono su un grande futuro per Dybala: perché? «Perché ho visto una luce nei suoi occhi che hanno solo i grandi campioni. E poi non ha soltanto le qualità tecniche, mi sembra abbia anche il senso della squadra, che fa la differenza».
E il nuovo Pirlo chi è? «Non esiste. Lui non si sostituisce, bisogna trovare un altro modo di giocare. E per me la Juve lo sta trovando. Anzi, di più, sta sviluppando un sistema che diventerà il più utilizzato dalle grandi squadre europee nei prossimi due anni. La Juventus e la Fiorentina di Paulo Sousa rappresentano un’avanguardia tattica che sta disegnando una nuova frontiera».
Cosa l’ha colpita della Juventus? «Partiamo dal fatto che il modo in cui hanno giocato le ultime partite non è ingabbiabile in nessun sistema preciso: si parte da un 4-3-3 che può diventare 3-5-2 o perfino 3-3-4 quando gli esterni si alzano. E questa duttilità tattica si sviluppa anche nella stessa azione. E’ un modulo ibrido che mette in risalto le qualità dei singoli. Barzagli che muta il suo ruolo da terzino a centrale è una delel chiavi, poi c’è un centrocampo in cui, adesso che è tornato Marchisio, vedrei bene proprio Claudio in coppia con Khedira davanti alla difesa e Pogba leggermente più avanti: un trequartista atipico, più dinamico e muscolare, in grado di contribuire alle due fasi. Poi c’è Cuadrado, la variabile impazzita che dà fantasia e può coprire contemporaneamente il ruolo di attaccante e centrocampista. E’ un’evoluzione interessante, che ho ritrovato anche nella Fiorentina che, insieme alla Juventus, potrebbe precorrere i tempi in tutta Europa, confermando l’Italia come patria della tattica».