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TORINO -«Chi ha sbagliato?... Neto». Il rimando è al tormentone lanciato dalla Gialappa’s band che a suo tempo aveva avuto per protagonista involontario Vujadin Boskov: «Chi ha sbagliato? Pagliuca?», chiese sorpresissimo l’allora tecnico della Sampdoria a un collaboratore della panchina. «Pirlo ha deciso la gara di Europa League contro la Fiorentina con un colpo da maestro, ma l’errore di posizione del portiere brasiliano dei viola è stato evidente», spiega invece Gianluca Pagliuca. Portiere della Samp che vinse lo scudetto, e successivamente numero 1 dell’Inter. Dove, nella stagione 1998-99, giocava anche Andrea Pirlo. Regista bianconero in procinto di rinnovare con il club di Andrea Agnelli che, sia contro il Genoa in campionato che in Europa contro la Fiorentina, ha tolto d’impaccio la Juve con un colpo da maestro.
IL PIU’ SCARSO...-«In quell’Inter c’era un concentrato pazzesco di fenomeni, sui calci di punizione - continua Pagliuca -. Da Pirlo che ancora non aveva modellato le conclusioni sulle orme di Juninho Pernambucano, a Roberto Baggio, da Alvaro Recoba a Youri Djorkaeff. Per rendere l’idea il francese era il più “scarso” dei quattro, sui calci da fermo. In allenamento era uno spettacolo verderli piazzare il pallone e infilarlo con una regolarità impressionante nei vari angoli della porta. In una seconda fase della carriera Pirlo ha emulato il brasiliano, da lui ha preso il famoso calcio con le tre dita. Ma nell’Inter rubava i segreti a Baggio. La punizione calciata contro il Genoa assomiglia più a quelle che battevano lo stesso Baggio oppure Zico». Nel corso della carriera, il centrocampista della Nazionale ha acquisito una capacità di diversificare la battuta a rete che non ha eguali: contro i rossoblù ha aggirato la barriera, con la Fiorentina ha dato un giro al pallone, ma soprattutto tanta potenza. E’ capace di sorprendere con un tiro secco e rasoterra che sfrutta il salto del muro di giocatori, come sa punire i portieri avversari con la proverbiale “maledetta”. «E’ un campione anche nell’aggiornarsi, nel provare e riprovare diverse soluzioni in allenamento, nello sfruttare l’evoluzione che hanno avuto i palloni - prosegue il portiere -. Pirlo è un fenomeno, e con il trascorrere del tempo si migliora. Però non andrebbe aiutato dai miei colleghi. Tornando alla punizione che ha deciso la sfida del Franchi mi sembra lampante l’errore di Neto. Per come il brasiliano ha messo la barriera, è evidente che Pirlo avrebbe calciato sul palo del portiere, il quale invece ha deciso di mettersi in mezzo alla porta. Perin invece non ha responsabilità: il portiere del Genoa ha piazzato bene i suoi uomini, ma Pirlo li ha aggirati da fuoriclasse. Quando Andrea calcia puoi decidere di pregare, oppure se tira entro i venti metri coprire il palo scoperto dalla barriera. Se la conclusione arriva dai 30 metri è preferibile ridurre al minimo la barriera, perché se non vedi partire la “maledetta” te la ritrovi in rete prima di aver capito dove è indirizzata».
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© RIPRODUZIONE RISERVATAIL PIU’ SCARSO...-«In quell’Inter c’era un concentrato pazzesco di fenomeni, sui calci di punizione - continua Pagliuca -. Da Pirlo che ancora non aveva modellato le conclusioni sulle orme di Juninho Pernambucano, a Roberto Baggio, da Alvaro Recoba a Youri Djorkaeff. Per rendere l’idea il francese era il più “scarso” dei quattro, sui calci da fermo. In allenamento era uno spettacolo verderli piazzare il pallone e infilarlo con una regolarità impressionante nei vari angoli della porta. In una seconda fase della carriera Pirlo ha emulato il brasiliano, da lui ha preso il famoso calcio con le tre dita. Ma nell’Inter rubava i segreti a Baggio. La punizione calciata contro il Genoa assomiglia più a quelle che battevano lo stesso Baggio oppure Zico». Nel corso della carriera, il centrocampista della Nazionale ha acquisito una capacità di diversificare la battuta a rete che non ha eguali: contro i rossoblù ha aggirato la barriera, con la Fiorentina ha dato un giro al pallone, ma soprattutto tanta potenza. E’ capace di sorprendere con un tiro secco e rasoterra che sfrutta il salto del muro di giocatori, come sa punire i portieri avversari con la proverbiale “maledetta”. «E’ un campione anche nell’aggiornarsi, nel provare e riprovare diverse soluzioni in allenamento, nello sfruttare l’evoluzione che hanno avuto i palloni - prosegue il portiere -. Pirlo è un fenomeno, e con il trascorrere del tempo si migliora. Però non andrebbe aiutato dai miei colleghi. Tornando alla punizione che ha deciso la sfida del Franchi mi sembra lampante l’errore di Neto. Per come il brasiliano ha messo la barriera, è evidente che Pirlo avrebbe calciato sul palo del portiere, il quale invece ha deciso di mettersi in mezzo alla porta. Perin invece non ha responsabilità: il portiere del Genoa ha piazzato bene i suoi uomini, ma Pirlo li ha aggirati da fuoriclasse. Quando Andrea calcia puoi decidere di pregare, oppure se tira entro i venti metri coprire il palo scoperto dalla barriera. Se la conclusione arriva dai 30 metri è preferibile ridurre al minimo la barriera, perché se non vedi partire la “maledetta” te la ritrovi in rete prima di aver capito dove è indirizzata».
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