Marotta-Carnevali, amici sotto il sole

L'ad della Juventus e quello del Sassuolo non hanno mai nascosto il loro rapporto di amicizia

TORINO - Sono amici, Giuseppe Marotta e Giovanni Carnevali. E lo sono da anni, tanto che l’amministratore delegato del Sassuolo è stato pure testimone di nozze di quello bianconero, molto tempo prima che Camilla, la figlia di Carnevali, venisse assunta dalla Juventus come Brand management junior specialist, fatto che ha scatenato in questi giorni polemiche sul web. E’ un’amicizia mai nascosta, tanto che più volte il dirigente neroverde ha indicato in quello bianconero il proprio maestro, e che lega a Marotta e Carnevali anche Ariedo Braida, storico direttore sportivo del Milan e attuale dirigente del Barcellona, che ha condiviso con loro gli inizi della carriera.

AMICI SÌ, PERÒ... - Un’amicizia, quella con Carnevali, che a gennaio 2015 non permise alla Juventus di anticipare l’acquisto di Simone Zaza dal Sassuolo: i neroverdi avevano bisogno del loro centravanti, non avevano bisogno di incassare e si tennero Zaza fino all’estate, quando il trasferimento si chiuse. Esattamente come è successo nella scorsa stagione per Defrel, che la Roma voleva nel mercato invernale ma ha poi preso solo in quello estivo. Perché il Sassuolo di solito non cede i suoi titolari a metà stagione, potendosi permettere di non farlo vista la sua solidità economica. Quando un paio di settimane fa Marotta ha detto che a parer suo il club neroverde non avrebbe ceduto Politano al Napoli, non ha fatto altro esprimere un’opinione abbastanza scontata, visto che riguardava una situazione ripetutasi già nei due anni precedenti. L’ipotesi che poi la Juventus condizioni il mercato del Sassuolo minacciando di lasciare senza un lavoro la figlia dell’amministratore delegato delegato della società neroverde, circolata su certi siti, appare fantasiosa quanto ingenua.

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I SOLITI SOSPETTI - Sulla questione è tornato anche lo stesso Carnevali, ieri nel prepartita ai microfoni di Premium: «Politano è un affare sfumato, ma non entro nel merito del discorso. Non siamo riusciti a chiuderlo perché non c’è stato tempo. Da noi c’è un po’ questa cultura del sospetto e non riusciamo a crescere. Non c’è stata nessuna influenza da parte di nessuno, non è vera l’intromissione della Juventus. Siamo una società indipendente, con una grande proprietà, non cediamo ai ricatti di nessuno e non crediamo a ciò che si dice».

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