TORINO - Riccardo Trevisani commenterà Chievo-Milan su Sky Sport: appuntamento a domani sera, ore 20.45, dal Bentegodi. Il noto telecronista conosce bene la realtà gialloblù da anni, avendo commentato spesso e volentieri le partite dei veneti. E il disegno che ne traccia è bello completo.
Trevisani, cosa rappresenta il Chievo?
«I risultati acquisiti dai gialloblù negli ultimi 18 anni, beh, sono sotto gli occhi di tutti. Pensate: un quartiere di Verona che in questo lungo periodo, tranne un anno culminato con la retrocessione, ha giocato sempre in serie A. E appena sceso in B è subito risalito».
Il segreto del successo è Campedelli?
«Il presidente è un personaggio diverso da tutti. Apprezza molto il calcio inglese e alla guida del Chievo non ha mai fatto il passo più lungo della gamba. La sua è una gestione sempre oculata, però è anche una questione di mentalità, vincente. Sul mercato segue due strade: acquista giovani seguiti a lungo dagli scout oppure “ricicla” giocatori fatti riportandoli ad altissimi livelli: penso a Castro dal Catania, giocatore di personalità e piede».
Si può dire che il Chievo sia un modello anche tattico?
«Sì, il bello è che non fa mai fatica a salvarsi e soprattutto ti fa giocare male. Se c’è una squadra che non vorresti mai affrontare, quella è il Chievo. I nomi dei giocatori non ti spaventano, però poi vedi la classifica e i gialloblù sono davanti al Milan che ha speso tantissimo. Perché accade questo? Perché il calcio è lo sport più bello del mondo».
L’allenatore, poi, è una garanzia.
«Maran è bravissimo, il migliore tra gli allenatori di seconda fascia che non hanno mai guidato una big. In carriera non ha quasi mai avuto difficoltà, crede nelle sue idee e fa bene. Tanto è vero che l’Atalanta ha provato a prenderlo, però Campedelli s’è messo di traverso».
Come funziona il mercato del Chievo?
«I dirigenti hanno occhio e le operazioni effettuate in questi anni lo dimostrano. Penso a Inglese preso dal Carpi, agli esperti come Birsa e Hetemaj. Ma il vero colpo è stato prendere Théréau: ha fatto bene al Chievo ed è arrivato fino alla Fiorentina. Non c’è niente da fare: i veneti vedono sempre oltre».
E i due “vecchietti” del gruppo?
«Sorrentino è andato via, poi è tornato ma si è mantenuto a livelli altissimi. E se lo stesso Buffon ogni tanto sbaglia, beh, Stefano più o meno alla sua età se la gioca sempre. Pellissier è il Totti del Chievo: tre anni fa avrebbe potuto smettere, ma che ci vuoi fare? Nel Chievo c’è l’elisir della giovinezza...».