L’identità di un quartiere da 4.500 abitanti, che costeggia la riva dell’Adige, si rispecchia nell’identità del club. E il risultato è un mix perfetto tra l’ambiente (i tifosi, non moltissimi ma fedeli in eterno) e una società i cui risultati (economici e di squadra) non sorprendono più nessuno. Dici Chievo e pensi ai Campedelli, a una famiglia, a una dinastia che ha fatto la storia. La squadra, in fondo, ha cominciato a prendere quota, partendo dall’inferno dei dilettanti, negli anni ’80 e dopo quattro lustri s’è presa la serie A nel 2001 e non l’ha più mollata se non fosse stato per una retrocessione subito cancellata con un’immediata promozione. Ma ai Campedelli, con il figlio Luca al timone dopo aver preso le redini dal papà Luigi, non è bastato: altro che la massima categoria, i gialloblù hanno voluto fare la voce grossa anche in Europa, tra la Uefa che fu e i preliminari di Champions nel 2007, disputati a seguito del terremoto di Calciopoli.
Una frazione di Verona assurta al gotha del calcio italiano: dal 1929, anno della fondazione, alla ricostituzione del ’48, sino allo show nel nuovo secolo al culmine di una scalata cominciata nei campetti di periferia: dilettanti, C2, C1, B, A. La famiglia Campedelli entra in scena nel 1964 quando Luigi, allora proprietario della Paluani, diventa presidente e resterà almeno il patron fino al ’92 allorché il figlio Luca, alla morte del padre, gli succede. Alcuni flash sintetizzano la clamorosa ascesa del Chievo: il feeling poi interrotto tra il presidente e il ds Giovanni Sartori, i vari allenatori che si sono succeduti sulla panchina dei veneti nel periodo d’oro, da Alberto Malesani al quadriennio magico di Luigi Delneri che conduce per mano i suoi ragazzi in Coppa Uefa oltre alla storica promozione in A. Il primo campionato nella massima serie vede i gialloblù chiudere al quinto posto. Altri flash: nel 2007 la caduta in B, il ritorno tra i big con Giuseppe Iachini, il piccolo sogno dei clivensi allenati da Stefano Pioli addirittura in testa al campionato 2010-11 dopo due turni.
Quello in corso è il decimo campionato consecutivo disputato dai veneti in A. E da trent’anni il Chievo abita al Bentegodi dove i rivali cittadini del Verona conquistarono uno scudetto mitico. L’hanno sempre considerata la seconda squadra della città, eppure dai un’occhiata alla classifica e scopri che i rapporti di forza sono esattamente opposti. Merito della famiglia Campedelli, particolarmente attenta nella gestione oculata dei conti e nel rafforzamento della squadra senza spese pazze. E merito pure del ds Giancarlo Romairone che ha messo su una rosa all’altezza.