"La Serie C è solo l'inizio": 'l'urlo del Campobasso, il Lupo sogna in grande

Molisani di nuovo nel professionismo, i piani ambiziosi della proprietà: "Il meglio deve ancora venire"
"La Serie C è solo l'inizio": 'l'urlo del Campobasso, il Lupo sogna in grande

Un senso di ingiustizia si era incuneato nella testa e nei cuori dei tifosi dopo la spiacevole coda giudiziaria dell’estate 2022, con la salvezza svanita e il Lupo obbligato a ripartire dall’Eccellenza. Soltanto un’altra cavalcata avrebbe cancellato ansie e delusioni. Eccola qui: tre anni dopo l’ultima promozione, il Campobasso l’ha rifatto. Si è ripreso il suo posto in ‘terza serie’ con il piglio del dominatore, nonostante Sambenedettese e L’Aquila abbiano provato a dare fastidio. Chieti dopo Rieti sotto il sole, oggi come ieri, teatri della bolgia rossoblù. E fin d’ora la piazza ha strappato al club una promessa: stavolta la Serie C non dovrà essere come quella C, svanita in tribunale nonostante una salvezza meritata anche grazie a vittorie deluxe (su tutte, quella del San Nicola di Bari). Già, stavolta sarà diverso.

Il presidente Matt Rizzetta, a capo della North Sixth Group specializzata nel campo della comunicazione, e il vice Nicola Cirrincione non si nascondono, hanno piani ambiziosi e il popolo già sogna il ritorno in quella B che negli Anni 80 era la casa del Campobasso, capace di sfiorare persino la Serie A per l’allegria dei suoi tifosi, come il piccolo Gigi Buffon. Poi i fallimenti, le recriminazioni, le battaglie condotte anche solo per convincere una piazza ferita da troppe illusioni a riaffezionarsi alla squadra. Un gruppo che a stagione in corso è stato trasfigurato da brusche partenze e acquisti determinanti, a gioco lungo. Come il difensore Nicolas Di Filippo, la classe ’93 al top, o il franco-guadalupense Mathieu Coquin. Il bomber si chiama Antonio Di Nardo, 12 reti stagionali, perdonato per un paio di rigori sbagliati in momenti clou, epperò autore del gol che con quello di Romero ha sigillato la promozione. Tra i più decisivi c’è il franco-senegalese Mady Abonckelet, con il suo iconico tuffo vincente sull’erba di San Benedetto, e poi l’assistman ecuadoriano Luis Maldonado. E le parate di Manuel Esposito? Un 2005 di altra pasta rispetto alla categoria.

In testa, un allenatore, Rosario Pergolizzi palermitano di sangue e con trascorsi sul campo da difensore di Ascoli, Bologna e del Napoli campione d’Italia di Maradona, subentrato dopo cinque giornate al posto di Andrea Mosconi dopo il tonfo con il Roma City. Dal 13 ottobre il tecnico siciliano ha cominciato a ristabilire l’ordine dal caos, spargendo ottimismo anche quando la piazza tremava. Come dopo l’1-1 del 21 aprile contro il Notaresco, con L’Aquila a due passi. «Io dico che ce la faremo», il pensiero declinato pubblicamente e nello spogliatoio. Risultato? Il Campobasso non perde da fine gennaio, ha il migliore attacco con 54 gol segnati e da metà dicembre si è preso la vetta e non l’ha più mollata. «Umiltà, lavoro duro, perseveranza»: parole che accomunano Pergolizzi al patron Rizzetta, personaggio instancabile. Origini pugliesi da parte dei nonni, ma con chiaro ascendente molisano, ha intercettato il bisogno collettivo di tornare a emozionarsi per qualcosa di straordinario. Ha pure ampliato il ‘portafoglio soci’, facendo conoscere il Campobasso negli Stati Uniti: prima tappa New York, casa sua. «Il meglio deve ancora venire», è il refrain del club. Sì, gli underdog sono tornati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...