FIRENZE - «La differenza? È nel gruppo: questo è molto più unito rispetto quello del Mondiale». Lo garantisce Emanuele Giaccherini, uno dei fedelissimi di Antonio Conte che il ct ha richiamato in azzurro dopo un anno e due mesi (ultima convocazione il 9 settembre dell'anno sorso, in Norvegia). Il segnale, un altro, della volontà dell'attuale ct di costruire prima di tutto un gruppo compatto: «Ho ritrovato un grande gruppo, sembra che si lavori qui da un anno con entusiasmo e voglia di stupire. Tutti si sono messi a disposizione del mister e tutti remano nella stessa direzione. Con Prandelli era differente. Qui vedo gruppo più unito. Qui ci sono giocatori che prima sono uomini e poi giocatori. Una Nazionale molto, molto unita. Prima c'erano giocatori che sono grandi campioni, qui grandi giocatori che si sacrificano per la stessa causa. Lo ha detto anche Conte: prima uomini e poi i giocatori. Poi, certo, il fatto che in Brasile sia andata male non è colpa solo di Prandelli o solo dei giocatori».
«CONTE MI CONOSCE» - Nomi non ne fa, Giaccherini, ma la mente corre subito a Mario Balotelli e ad Antonio Cassano, coloro di cui molto si è discusso nei giorni del Mondiale brasiliano. A cui, peraltro, Giaccherini non partecipò pur dopo aver disputato una splendida Confederation's Cup l'anno prima: «Ringrazierò sempre Prandelli per quel che ha fato per me. Adesso sono qui e voglio coltivare il sogno dell'Europeo. Conte mi conosce bene e sa quel che gli posso dare, ma tutto dipende da me. Sì, quando ero in Premier mi chiamava dicendomi di tornare - sorride -. Lasciare la Juve è stata dura, perché era la squadra più forte di tutte e un grande gruppo, ma non rinnego l'esperienza nel Sunderland: mi ha arricchito molto. Ora ci sono il Bologna e la Nazionale: altri due sogni da coltivare».