TORINO - Missione compiuta. Con un turno d’anticipo, imbattuta e un bilancio decisamente brillante (6 vittorie, 3 pareggi, 14 gol segnati, 6 subiti) l’Italia si è aritmeticamente qualificata alla fase finale dell’Europeo 2016, in programma in Francia dal 10 giugno al 10 luglio 2016. Aggiungete il dato sulle 49 gare senza sconfitte che la Nazionale ha totalizzato, in sede di eliminatorie europee e mondiali dal ’96 ad oggi e il quadro è completo. E’ il quadro dell’ottimo lavoro firmato Antonio Conte, alla faccia dei gufi, dell’egoismo dei club che il lavoro del ct non hanno mai smesso di ostacolare, eppure, così facendo, il ct hanno ulteriormente pungolato a fare meglio. E a quelli che minimizzano la qualificazione azzurra avendola data per scontata, forse è il caso di ricordare che nulla è scontato nel calcio internazionale ed è bene rammentare loro le pene olandesi, i patimenti della Germania campione del mondo, per non dire delle sconfitte clamorose incassate dall'Argentina (l’Ecuador non la batteva da 22 anni) e dal Brasile, messo in ginocchio dal Cile.
I contemporanei insuccessi delle ultime quattro semifinaliste dei mondali la dicono lunga sul livellamento in alto di un calcio sempre più globalizzato e sempre più pronto a rimettere in discussione le massime gerarchie. La verità che nell’anno dell’inarrestabile esterofilia (61% straniero in campo nei primi sette turni della serie A), Conte ha fatto i salti mortali carpiati, attingendo a un bacino sempre più ridotto e non esitando a battere ogni strada pur di ricostruire una nazionale competitiva dopo il disastro brasiliano: il rilancio di El Shaarawy, la crescente personalità di Verratti, l’esplosione di Darmian, cui sta facendo un gran bene l’esperienza nel Manchester United, le reti pesanti di Eder e Pellé, il ritorno in azzurro dello scatenato Giovinco made in Canada, che ha subito centrato la traversa con una punizione deliziosa; financo la rentrée di Montolivo che nel Milan non se la passa troppo bene, ma, a Baku, ha collezionato una corroborante manciata di minuti dopo un’assenza che si protraeva dal 1° giugno 2014. Nessuno di noi possiede facoltà chiaroveggenti e non sappiamo come finirà in Francia. Tuttavia, in attesa del sorteggio della fase finale, in programma a dicembre, il ct merita i complimenti per il lavoro di questi quattordici mesi. La Federazione gli aveva chiesto di portare l’Italia agli Europei e così è stato. Si capisce perché Tavecchio voglia tenersi così stretto Conte.