FIRENZE - La Juventus cancella la Fiorentina e la sconfitta dell’andata, conquistando la finale di Roma. Una prestazione di mostruosa superiorità che vede i bianconeri asfaltare i viola, facendo a meno di Tevez (infortunatosi in mattinata), Lichtsteiner (ko nel riscaldamento), Pogba e Pirlo (infortunati da un po’) e Buffon (per scelta tecnica). Cinque titolari assenti, ma la Juventus riesce a imporre il suo gioco e, soprattutto, la sua mentalità. La Juventus è scesa in campo convinta di vincere e ha vinto: non ha mai dato la sensazione di non credere nella vittoria e nel superamento del turno. Una furia calma è l’ossimoro che riassume l’atteggiamento dei bianconeri: spietati nel lottare su ogni pallone, senza mai perdere la flemma tattica che consente di controllare le velleità di una Fiorentina spenta e senza mordente.
PUGNO IN FACCIA - La Juventus parte proprio come era stato ordinato da Allegri: nessuna frenesia, grande determinazione. Lotta su ogni pallone a centrocampo, con Marchisio che si prende un’ironica rivincita sul destino e, proprio nella città dove gli avevano diagnosticato mesi di stop, gioca una partita di straordinario dinamismo e ferocia agonistica. Senza Pirlo e Pogba è un centrocampo da corsa, con Sturaro, Pereyra e Vidal che frullano le azioni della Fiorentina. La Viola così si affida ai lanci lunghi per sfruttare un Salah indemoniato, ma meno incisivo del solito. La Juventus invece manovra palla a terra, con Marchisio che verticalizza su Morata che, in assenza di Tevez, si prende la responsabilità di organizzare il gioco offensivo (l’intesa con Matri è per altro discreta). Ma i bianconeri sfondano soprattutto a destra dove il duello fra Padoin (che sostituisce Lichststeiner, infortunatosi durante il riscaldamento) e Alonso viene vinto dal primo, che dialoga bene con Pereyra.
ALTRA BOTTA - E proprio da un’azione sulla destra nasce il primo gol della Juventus. Alessandro Matri deposita in rete sottomisura dopo una conclusione da destra di Pereyra ribattuta da un difensore: è il 21’ la Juventus è ancora fuori. Tant’è che non molla l’osso e continua la sua pressione inesorabile. La Fiorentina sembra stordita e un po’ spaventata. Segna un gol con Gonzalo Rodriguez (bel colpo di testa sul cross di Fernandez) ma l'arbitro ana per fuorigioco, come giustamente aveva anato un gol di Salah a inizio partita per azione fallosa dello stesso egiziano. E nel frattempo la Juventus raddoppia. Ancora un miracolo di Neto su uno strepitoso Morata, ma sulla respinta irrompe Pereyra che scarica in rete, approfittando di una difesa della Fiorentina troppo ferma. E’ il 44’ e la Juventus va negli spogliatoi virtualmente qualificata per la finale.
COLPO DEL KO - La ripresa vede una Fiorentina più convinta, ma non abbastanza. La Juventus controlla senza troppi patemi i dieci minuti di aggressione viola, poi con flemma avanza il baricentro e al 14’ trova il terzo gol con Bonucci: corner di Marchisio e destro al volo del difensore, smarcato in mezzo all'area. E’ il colpo di grazia per la Fiorentina che da quel momento è sempre più disordinata nel proporsi e l’ingresso di Diamanti non mette ordine, nonostante la buona volontà della punta. La Juventus amministra senza patemi e l’unica emozione la regala Massa con un rosso eccessivo per Morata per un intervento su Diamanti.
© RIPRODUZIONE RISERVATAPUGNO IN FACCIA - La Juventus parte proprio come era stato ordinato da Allegri: nessuna frenesia, grande determinazione. Lotta su ogni pallone a centrocampo, con Marchisio che si prende un’ironica rivincita sul destino e, proprio nella città dove gli avevano diagnosticato mesi di stop, gioca una partita di straordinario dinamismo e ferocia agonistica. Senza Pirlo e Pogba è un centrocampo da corsa, con Sturaro, Pereyra e Vidal che frullano le azioni della Fiorentina. La Viola così si affida ai lanci lunghi per sfruttare un Salah indemoniato, ma meno incisivo del solito. La Juventus invece manovra palla a terra, con Marchisio che verticalizza su Morata che, in assenza di Tevez, si prende la responsabilità di organizzare il gioco offensivo (l’intesa con Matri è per altro discreta). Ma i bianconeri sfondano soprattutto a destra dove il duello fra Padoin (che sostituisce Lichststeiner, infortunatosi durante il riscaldamento) e Alonso viene vinto dal primo, che dialoga bene con Pereyra.
ALTRA BOTTA - E proprio da un’azione sulla destra nasce il primo gol della Juventus. Alessandro Matri deposita in rete sottomisura dopo una conclusione da destra di Pereyra ribattuta da un difensore: è il 21’ la Juventus è ancora fuori. Tant’è che non molla l’osso e continua la sua pressione inesorabile. La Fiorentina sembra stordita e un po’ spaventata. Segna un gol con Gonzalo Rodriguez (bel colpo di testa sul cross di Fernandez) ma l'arbitro ana per fuorigioco, come giustamente aveva anato un gol di Salah a inizio partita per azione fallosa dello stesso egiziano. E nel frattempo la Juventus raddoppia. Ancora un miracolo di Neto su uno strepitoso Morata, ma sulla respinta irrompe Pereyra che scarica in rete, approfittando di una difesa della Fiorentina troppo ferma. E’ il 44’ e la Juventus va negli spogliatoi virtualmente qualificata per la finale.
COLPO DEL KO - La ripresa vede una Fiorentina più convinta, ma non abbastanza. La Juventus controlla senza troppi patemi i dieci minuti di aggressione viola, poi con flemma avanza il baricentro e al 14’ trova il terzo gol con Bonucci: corner di Marchisio e destro al volo del difensore, smarcato in mezzo all'area. E’ il colpo di grazia per la Fiorentina che da quel momento è sempre più disordinata nel proporsi e l’ingresso di Diamanti non mette ordine, nonostante la buona volontà della punta. La Juventus amministra senza patemi e l’unica emozione la regala Massa con un rosso eccessivo per Morata per un intervento su Diamanti.