TORINO - Se il Barcellona potesse barattare un giocatore con la Juventus, probabilmente la scelta per la finale cadrebbe su Andrea Pirlo. Non è solo una questione di estica e tecnica, primi comandamenti dalle parti del Camp Nou. Il genio bresciano è il più rispettato e temuto dai catalani. Leo Messi ha svelato di essersi ispirato allo juventino per affinare i suoi calci piazzati e per lo stesso motivo la Juve si avvicina a Berlino con ottimismo. Pirlo può decidere la finale in qualsiasi momento, con una punizione, con una magia da fuori, con un assist che anche i programmatori dei giochi da computer faticherebbero a immaginare. E’ l’uomo delle grandi notti e all’Olympiastadion punta a replicare la corsa liberatoria del 2006: «Il ricordo della notte di Berlino è indelebile, mi auguro di rivivere le stesse emozioni di allora pure sabato con la Juve». Evra sarà arrivato all’ultimo atto della Champions una volta in più (questa sarà la quinta), ma nella Juventus nessuno ha alzato due Coppe con le grandi orecchie come Pirlo. «Andrea è abituato a giocare questi match, non è un caso che le sue squadre arrivino sempre in fondo», ha raccontato Alessandro Nesta, compagno di stanza del regista bianconero ai tempi dei trionfi rossoneri e azzurri.
STAI CALMO E PASSALA A PIRLO - Pirlo è un freddo e soprattutto ama prendersi le responsabilità. Non ci sarebbe da stupirsi se all’Olympiastadion i suoi compagni si presentassero in campo con la storica maglietta “Stai calmo e passala a Pirlo” sotto la divisa ufficiale. Lo slogan del primo scudetto contro il Barcellona potrebbe rivelarsi molto più che un buon consiglio per affrontare i neocampioni di Spagna. Il genio juventino è pronto a trascinare la Juve: «Per me questa è la quarta finale di Champions, ma non conta: è una partita unica e speciale, sempre diversa. Tutti sappiamo quello che dobbiamo fare. Arriveremo sabato pronti per la partita, il Barcellona è favorito, ma può succedere di tutto».
TRASCINATORE - Non solo conosce come si giocano certe sfide, Pirlo, ma della Champions ha vissuto davvero tutte le sfumature. La prima Coppa l’ha vinta ai rigori contro la Juventus e prima del bis di Atene 2007 ne ha persa una in maniera incredibile nella notte di Istanbul. Quando dice che «tutto è possibile» non è la solita frase fatta, lui lo ha provato nel bene e nel male sulla propria pelle. Da giorni lo ripete ai compagni, visto che anche alla Juve è diventato ben presto senatore e trascinatore. Se c’è da sdrammatizzare - e man mano che si avvicina l’incrocio con Messi e gli altri extraterrestri catalani di sicuro l’occasione non mancherà - scherzi e battute li ha sempre pronti nello spogliatoio. In campo è sereno, ma tremendamente serio. L’operazione Berlino della Juventus ieri è cominciata con un allenamento allo Juventus Stadium. E in prima fila, a tirare il gruppo, c’era lui assieme a Chiellini. La qualità non ha età e a 36 anni Pirlo vuole togliersi l’ultimo sfizio di una carriera memorabile. E di solito quando si mette in testa qualcosa difficilmente fallisce. «Ce la giochiamo, questa finale. Sappiamo che abbiamo la possibilità di vincere la Coppa pur sapendo che il Barcellona è una squadra fortissima». Pirlo non è il tipo da fioretti («Non prima, al massimo dopo»), però è affascinato dalla prospettiva di scrivere un altro capitolo di storia con l’amico Gigi Buffon. «Nel 2003, nella finale di Manchester, eravamo contro e ho vinto io. Stavolta saremo insieme come al Mondiale e speriamo che vada bene a tutti e due».