MILANO - Il pareggio di Chievo e la durissima filippica di Abbiati contro i compagni che non s’impegnano, il terzo posto che diventa una chimera perché la Roma adesso è distante 11 punti; il sesto posto da difendere, in attesa di contendere la Coppa Italia alla Juve nella finale romana del 21 maggio; il sogno Ibrahimovic, alimentato dalle dichiarazioni dello svedese in calce al tredicesimo titolo nazionale della carriera, quello vinto con il Psg cui ha subito detto: non so se resto. Il lunedì del Milan è nero come l’umore di Berlusconi, come se non gli bastassero le tante gatte da pelare sul fronte delle amministrative. Ma a Milanello rimbomba ancora l’eco delle parole d Abbiati, 18 anni di Milan e tanta voglia di appendere al muro chi a Verona non si è impegnato. “Sono stufo di vedere compagni che se la prendono per un richiamo dell’allenatore. Abbiamo sbagliato sia con il Chievo sia con il Sassuolo. Negli ultimi due mesi abbiamo giocato da Milan e abbiamo ottenuto risultati, abbiamo fatto 9 partite senza perdere, ma non avevamo risolto tutto. Non ho parole per quei primi 30 minuti di Verona. Non è che non ci impegniamo, è proprio l’atteggiamento che è stato sbagliato. Dovevamo entrare in campo con molta più fame come abbiamo fatto nella ripresa dove abbiamo disputato una discreta partita. Non parlo dei singoli ma mi infastidisce quando un compagno viene richiamato e questo risponde perché vede il richiamo come una rottura, quando invece è costruttivo. Dobbiamo giocare tutti per vincere, perché se anche uno su undici non ha lo stesso atteggiamento vincente non si ottengono risultati. Questo è mancato nelle ultime due partite, non voglio fare un dramma perché veniamo da due mesi dove abbiamo fatto molto bene. Se Bertolacci avesse segnato, anziché centrare la traversa, avremmo vinto, ma l’atteggiamento sbagliato dei primi 30 minuti e della gara contro il Sassuolo sarebbe rimasto. L’obiettivo di questo finale di stagione? Abbiamo raggiunto la finale di Coppa Italia ma il campionato non è finito. Noi siamo il Milan, non dobbiamo accontentarci del sesto posto, dobbiamo avere l’obiettivo di raggiungere le squadre davanti. Mancano nove partite in campionato, la finale di Coppa Italia è dopo. Non dobbiamo staccare la spina, dobbiamo rimanere costanti in tutti i match anche perché indossiamo una maglia pesantissima e molto importante”.
L’intervento di Abbiati riecheggia la requisitoria di Buffon contro la Juve dopo la sconfitta di Sassuolo, anche se l’ambito è naturalmente diverso. Il capitano della Juve suonò la sveglia e, dopo le sue parole, i campioni d’Italia cominciarono la strepitosa rimonta che li ha portati in testa (18 vittorie, 1 pareggio, 10 partite senza subire un gol, Buffon imbattuto da 923’). Il portiere del Milan mette il dito nella piaga perché sa che la musica è diversa e se la squadra non cambia registro, le ultime nove gare di campionato saranno un calvario. I tifosi, intanto, sognano il ritorno di Ibrahimovic che ha 34 anni, ma di sicuro è il leader di cui il Milan ha un gran bisogno. Zlatan ha mandato in fibrillazione il Psg: "Al momento, non so se sarò ancora quinella prossima stagione. Mi resta un mese e mezzo qui: mi sto divertendo, ma non so quello che succederà l'anno prossimo. Qui mi vogliono bene? Certo, ma non credo che possano rimpiazzare la Tour Eiffel con una mia statua... Nemmeno i dirigenti ce la possono fare. Ma, se ce la facessero, rimarrei qui, promesso”. Forse, per riavere Ibrahimovic, Berlusconi dovrebbe rimpiazzare il Duomo con la sua statua. Fuor di battuta, tanto più passa il tempo, quanto più il Milan si accorge di quale tremendo errore sia stato cedere Zlatan al Psg nell’estate del 2012 per 21 milioni di euro. Un vero leader non ha prezzo. Lo diceva spesso anche Berlusconi.
IL CHIEVO FERMA IL MILAN: LA CRONACA DEL MATCH