TORINO - Enrique Martín Monreal, tecnico che ha svezzato Alejandro Berenguer ai tempi dell’Osasuna, non ha mai avuto dubbi sulle immense qualità del suo allievo. E prima dell’approdo in Italia gli ha dato una singolare benedizione, definendolo «secondo soltanto a Neymar». Un’investitura non certo banale e sicuramente esagerata, che ha caricato di aspettative l’arrivo di Berenguer al Toro, ma che almeno può servire ad inquadrare la purezza del talento dell’ala spagnola. Il periodo di ambientamento sotto la Mole, agevolato dai consigli fraterni di Salvatore Sirigu (suo compagno l’anno scorso all’Osasuna) e supportato dall’aiuto con l’italiano fornito dal connazionale Iago Falque, sta per essere ultimato con successo. Il gol contro la Lazio nell’impresa dell’Olimpico lo ha riabilitato anche agli occhi di Sinisa Mihajlovic, che ha visto finalmente un giocatore pronto ad irrompere nei tatticismi del calcio italiano. Ma gli ha innanzitutto tolto la fastidiosa etichetta di oggetto misterioso per i tifosi, che ora iniziano ad apprezzarlo.