ROMA - Chiedo scusa alle – tante? poche? – ragazze che sognano di allenare nel calcio professionistico maschile se durante la Domenica sportiva – presente in studio Patrizia Panico, temporaneamente promossa alla guida della Nazionale Under 16 – ho espresso fin troppo sinteticamente un’opinione che non hanno gradito (eufemismo), questa: penso di conoscere bene il calcio maschile, mi dà da vivere da 37 anni, e mi sono sempre interessato al femminile (Morace, Serra, Cabrini), in sostanza trovo che quello del tecnico dei pro sia un ruolo non adatto a una donna.
Mi scuso, lo ripeto, e sono pronto a cambiare idea: la parità di genere è una conquista di tutti, grazie a Dio, e per la proprietà transitiva se un maschio può allenare le femmine, una femmina potrebbe e dovrebbe allenare i maschi. Con quali risultati non possiamo certamente saperlo oggi – al di là di alcune discutibili operazioni di marketing, in Francia e negli Stati Uniti ci sono squadre maschili dotate di assistenti donne: non siamo ancora alla responsabile unica ma un giorno ci arriveremo.
Darmi del sessista – come è stato fatto in queste ore – è però una cazzata: ho molta più stima e rispetto delle donne che non degli uomini, ma visto che parliamo di aperture e chiusure non solo mentali qualcuna/o dovrebbe fare esercizio di tolleranza prima di contrattaccare a testa bassa: la parità dei sessi si esalta anche attraverso le differenze, le diversità (anche di opinione).