Catania, arrestato Pulvirenti. Comprate 5 partite per non retrocedere

Fermato anche il suo vice Cosentino e l'ex ds Delli Carri. Coinvolti calciatori tra Trapani, Latina, Livorno e Varese
TORINO - È tutto nato proprio da una denuncia del presidente del Catania Pulvirenti, che temeva per la sua incolumità, messa in pericolo dai tifosi furenti per il serio rischio retrocessione della squadra dopo la partita contro l'Entella. Di lì in poi gli inquirenti hanno svelato il losco intreccio di compravendita di partite dello scorso campionato di Serie B, messa in atto proprio dal numero uno del Catania. È stato quindi arrestato proprio Antonino Pulvirenti, il suo vice Pablo Cosentino e l'ex direttore sportivo del Catania Daniele Delli Carri, oltre a Piero Di Luzio, braccio armato dell'organizzazione, l'agente Fifa Fernando Arbotti, il procuratore Fabrizio Milozzi e Giovanni Impellizzeri, agente di scommesse online. La Digos della questura gli ha notificato un provvedimento agli arresti domiciliari per truffa e frode sportiva.
Si parla di 5 partite dell'ultimo campionato, comprate per evitare la retrocessione del club: Varese-Catania 0-3 (2 aprile), Catania-Trapani 4-1 (11 aprile), Latina-Catania 1-2 (19 aprile), Catania-Ternana 2-0 (24 aprile), Catania-Livorno 1-1 (2 maggio). Si indaga pure su Catania-Avellino. Sono coinvolti i seguenti calciatori: Alessandro Bernardini del Livorno, Riccardo Fiamozzi del Varese, Luca Pagliarulo e Antonino Daì del Trapani, Matteo Bruscagin del Latina. La cifra per ogni partita si aggira sui 10 mila euro. 
 
 
Gli altri indagati sono Pietro Lomonaco, numero uno del Messina, Fabrizio Ferrigno e Alessandro Failla dirigenti del Messina, a cui si arriva da un filone d'inchiesta correlato. I provvedimenti sono stati eseguiti da polizia di Stato e Digos in collaborazione con la polizia postale. L'inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Catania. 
 
L'ORGANIZZAZIONE - Antonio Pulvirenti era "il magistrato", "l'udienza" o "la causa" era invece il modo in cui veniva indicato al telefono l'incontro da truccare grazie "al treno", vale a dire il calciatore che si sarebbe prestato alla truffa. Dalle intercettazioni dell'inchiesta della Polizia che ha portato agli arresti dei dirigenti del Catania, emerge il linguaggio utilizzato dagli indagati per parlare delle partite da comprare. Un linguaggio studiato nei minimi dettagli tanto che Pulvirenti e gli altri, quando dovevano discutere tra loro del prezzo per corrompere i calciatori, usavano la formula "tariffa o parcella dell'avvocato", mentre per indicare il numero di maglia del giocatore che era stato agganciato usavano la frase "l'orario del treno o il binario". Secondo l'accusa vi sono dunque "importanti elementi" che sostengono l'esistenza di un'associazione per delinquere con una struttura "organizzativa stabile" in cui ognuno aveva il suo ruolo, finalizzata "a realizzare una serie indeterminata di delitti di frode in competizioni sportive e di truffe". L'origine dell'associazione, secondo gli investigatori, risale a marzo 2015 dopo la sconfitta subita dal Catania in casa contro la Virtus Entella; sconfitta che aveva portato gli etnei in piena zona retrocessione. A quel punto i vertici della società, il presidente Pulvirenti, il direttore sportivo Delli Carri e l'ad Cosentino, si sarebbero attivati, prendendo contatti con gli altri indagati, per far vincere il Catania. L'indagine avrebbe inoltre accertato che il gruppo aveva "consistenti risorse economiche" messe a disposizione dall'agente di scommesse on line Impellizzeri. Ad avvicinare i calciatori ritenuti disposti a vendere le proprie prestazioni ci pensava invece il procuratore e agente Fifa Arbotti, che vantava "contatti e rapporti di conoscenza" nell'ambiente.
 
PULVIRENTI: «Estraneo alle accuse contestate e certo di potere dimostrare la totale estraneità ai fatti». È la posizione del presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, che attraverso il suo avvocato, il professor Giovanni Grasso, esprime «massima fiducia nella magistratura».
 
 
DELLI CARRI AI DOMICILIARI - È stato arrestato ai domiciliari nella sua abitazione di Francavilla al Mare, l'ex direttore sportivo del Pescara Daniele Delli Carri, raggiunto dal provvedimento dalla Procura di Catania in merito alla nuova inchiesta sul calcio scommesse della magistratura etnea. Delli Carri è stato protagonista con il Pescara di Zeman nella promozione di tre anni fa in Serie A. Dopo l'esperienza con il Pescara aveva lavorato con il Genova e recentemente con il Catania, da gennaio scorso sino a fine stagione, quando è stato sostituito proprio da Cosentino.
 
COINVOLTO PROCURATORE ARBOTTI - C'é anche l'avvocato molisano 50enne Fernando Arbotti fra le persone indagate dalla Procura di Catania nell'ambito di una nuova inchiesta sul Calcio. Arbotti, nativo di Montecilfone (Campobasso) e residente a Termoli (Pescara) procuratore sportivo molto noto nell'ambiente calcistico abruzzese e molisano assiste diversi calciatori fra serie B e Lega Pro, e in Abruzzo é di casa avendo curato nelle ultime stagioni diverse trattative per la compravendita di calciatori legati alle società abruzzesi. Spesso nell'ultima stagione sportiva Fernando Arbotti é stato notato sulle tribune dello Stadio Adriatico ad assistere alle partite casalinghe del Pescara.
 
ABODI: «CHI SBAGLIA PAGA»"Il rischio di invalidare il campionato non esiste. Per definizione la responsabilità è individuale, quindi risponde chi paga". Così il presidente della Lega di Serie B Andrea Abodi a Sky TG24, in merito alla possibilità che l'inchiesta che ha colpito alcuni dirigenti del Catania possa invalidare il campionato di Serie B appena concluso. "La situazione è circoscritta, anche se indubbiamente c'è un'incidente sulla competizione stessa. A questo punto mi auguro soltanto che, al di là della competizione che si è appena chiusa, si possa riaprire la nuova sotto gli auspici migliori e che ci sia un processo che velocemente ci consenta di iniziare la competizione".
 

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