NEW YORK – Marco Belinelli torna ad Est, negli Charlotte Hornets di Michael Jordan che sgomitano nella Southeast, la Division più equilibrata della Lega. Dove lo scorso anno le prime tre classificate – Miami, Atlanta e gli stessi Hornets – chiusero con lo stesso record, 48-34. Ma oggi Washington sembra la principale candidata per un posto nei playoff.
MIAMI – L’addio di Dwyane Wade e i problemi di salute di Chris Bosh – che rischia di dover smettere per i coaguli di sangue – sembrano aver chiuso l’era dei Big Three, che portarono gli Heat quattro volte alle Finali in quattro anni, con due titoli. Erik Spoelstra punta forte sull’asse play-pivot con Goran Dragic e Hassan Whiteside, che con il rinnovo al massimo salariale guadagnerà 23 volte più dell’anno passato. Le velleità di playoff passano anche dall’evoluzione di Justise Winslow, convincente nell’annata da rookie. Il figlio d’arte è destinato ad essere affiancato dal talentuoso – ma discontinuo – Dion Waiters, che non ha paura dell’eredità di Wade. La sua faccia tosta aiuterà, ma senza Bosh il valore di questi Heat non sembra adeguato per agguantare la post-season.
ATLANTA – Il ritorno a casa di Dwight Howard è ovviamente il tema principale per gli Hawks che, nell’asse play-pivot, giocano d’azzardo. Un Howard in forma e motivato – e Superman è carico come ai tempi di Orlando - può coprire la partenza di Horford, mentre l’incognita è legata alla regia, dove viene lanciato Dennis Schroeder. Per far posto al 23enne tedesco, autentico proiettile con letture tattiche ancora rivedibili, gli Hawks hanno ceduto l’esperto Jeff Teague, che oltretutto garantiva precisione al tiro. Passano da qui le ambizioni della squadra di Mike Budenholzer, che ha confermato il resto di un nucleo solido, con il tiro di Kyle Korver (che però è salito a 35 anni), l’atletismo di Kent Bazemore e l’esperienza di Paul Millsap, sempre più a suo agio nel ruolo di lungo che apre il campo.
CHARLOTTE – L’obiettivo 50 vittorie, un tabù dopo il ritorno della NBA nel North Carolina, è vicino, ma per raggiungerlo gli Hornets cambiano volto. Non c’è più Al Jefferson, punto di riferimento con troppi acciacchi sul groppone (nel 2014 ebbe 22 punti di media in 73 gare, nel 2016 è sceso a 12 punti e 47 presenze), e quindi la squadra di Steve Clifford si presenta a trazione posteriore, con responsabilità e onori ben distribuiti. A Kemba Walker e Nicolas Batum si aggiunge il tiro di Marco Belinelli, sesto uomo designato di una squadra destinata a chiudere le gare con un “4” perimetrale come Michael Kidd-Gilchrist oppure Marvin Williams. In area, l’eredità di Al Jefferson è divisa tra un Cody Zeller in piena crescita e Roy Hibbert, chiamato a fermare una parabola discendente coincisa anche con la parentesi ai Los Angeles Lakers. Dal loro impatto a rimbalzo si capirà quanta strada farà Charlotte.
WASHINGTON – Il mercato non ha portato giocatori di grido, visto che Trey Burke, Tomas Satoransky, Jason Smith, Andrew Nicholson e Ian Mahinmi faranno parte essenzialmente della seconda unità. Ma con Scott Brooks si respira un’aria di rinnovata ambizione, favorita dal ritorno di Bradley Beal dopo un’annata condizionata dagli infortuni. E così il 41-41 che era stato insufficiente per raggiungere i playoff è già un ricordo lontano. Si ricompone la coppia sul perimetro formata da John Wall e Beal, all’interno di un terzetto di titolari - completato dall’ala Otto Porter - da 24 anni di media. Per questo il futuro sembra sorridere ai Wizards, che chiedono il gioco interno al polacco Marcin Gortat, che lo scorso anno ha sfiorato la doppia doppia di media, vetta toccata soltanto a Phoenix.
ORLANDO – L’arrivo di un tecnico giovane ma già affermato come Frank Vogel è promettente, ma l’organico lascia più di una perplessità. La certezza è l’inserimento di Serge Ibaka sotto canestro, semmai dopo l’arrivo di uno dei migliori stoppatori della Lega viene da dubitare dell’utilità di un contratto da 18 milioni a stagione per Bismack Biyombo. Dal reparto lunghi, allora, rischia di uscire Nikola Vucevic, che in questi anni ha sempre prodotto eccellenti cifre (18 punti e 9 rimbalzi nell’ultima stagione). Ci sarebbe anche Aaron Gordon, che però lavora per spostarsi sempre più stabilmente nel ruolo di ala piccola, dove intanto è arrivato Jeff Green. Sul perimetro l’eredità di Oladipo va al confermatissimo Evan Fournier (85 milioni per il francese, altra scelta che lascia spazio ai dubbi) e al croato Mario Hezonja, che non ha convinto nell’anno da rookie, mentre in regia il frizzante Elfrid Payton viene affiancato dal più esperto DJ Augustin. Con questo assetto, i playoff non sembrano possibili, a meno che Vogel non si inventi qualcosa.