NEW YORK - Ancora prima di essere una delle Division più equilibrate, la Southwest è stata una delle più colpite dai grandi addii. Tim Duncan, infatti, ha salutato la NBA dopo vent'anni e cinque titoli, lasciando a San Antonio un vuoto difficile da colmare. Eppure gli Spurs restano una squadra in grado di vincere la Division e inseguire il titolo.
SAN ANTONIO - Il dopo-Duncan parte da Pau Gasol, che permette agli Spurs di continuare ad essere ambiziosi. I texani vogliono cogliere l'attimo, considerando l'età media elevata e la competitività di un gruppo reduce da un'annata 67 vittorie, record di franchigia, prima dell'implosione nel secondo turno dei playoff. Gasol fa coppia con LaMarcus Aldridge, chiamato al salto di qualità ora che c'è da raccogliere l'eredità di Duncan, mentre l'altra addizione in area è David Lee, che numericamente sostituisce Boris Diaw. Gregg Popovich e il suo assistant coach Ettore Messina non cambiano sul perimetro, dove Tony Parker (con Patty Mills a coprirgli le spalle), Kawhi Leonard, Danny Green e Manu Ginobili (all'ultimo ballo?) sono i punti fermi.
DALLAS - I Mavericks hanno "beneficiato" dell'arrivo di Kevin Durant a Golden State, dove le restrizioni salariali hanno liberato Harrison Barnes e Andrew Bogut. Con Barnes e Bogut, aumenta la fisicità a disposizione di Rick Carlisle. Dirk Nowitzki resta un punto di riferimento, ma al suo fianco il talento è maggiormente diffuso. C'è Deron Williams in regia, e Wesley Matthews, JJ Barea e Devin Harris a completare la rotazione delle guardie. La curiosità è legata a Justin Anderson, che nell'anno da rookie ha triplicato i punti nei playoff. La post-season è alla portata dei texani.
MEMPHIS - La Southwest offre il derby tra i Gasol, visto che Marc è il leader dei Grizzlies, pure se il catalano non è il giocatore più pagato: l'estate ha lasciato in eredità il contratto da 153 milioni di Mike Conley, oltre all'eccellente acquisto di Chandler Parsons. Le altre certezze sono Zach Randolph e Tony Allen, che completano un quintetto con pochi eguali nella Lega, nelle mani però di coach un debuttante come David Fizdale, che appare come la vera incognita di Memphis. Conterà restare lontano dagli infortuni - il problema dello scorso anno, quando i Grizzlies schierarono una quota record di 28 elementi - anche perché la panchina non è lunga, pur con le addizioni di James Ennis e Troy Daniels.
HOUSTON - Dentro Mike D'Antoni, fuori Dwight Howard. Non sembra difficile prevedere il canovaccio per i Rockets, destinati ad essere una squadra a trazione posteriore attorno al talento di James Harden, secondo realizzatore della Lega lo scorso anno con 29 punti di media. Senza Howard, non c'è più un lungo da servire in post basso, visto che il suo sostituto - Nené - non chiede troppi palloni e affianca Clint Capela, giocatore da pick-and-roll. Ryan Anderson, poi, apre il campo con il proprio tiro e può punire i raddoppi su Harden proprio come il terzo acquisto, Eric Gordon. Per D'Antoni, che torna head coach a due anni dall'esperienza con i Los Angeles Lakers (dove ruppe proprio con Howard...), i problemi sono in regia, visto l'infortunio al ginocchio di Patrick Beverley. Le alternative sarebbero Pablo Prigioni e Tyler Ennis, ma è probabile che D'Antoni metta il pallone nelle mani di Harden, che nelle ultime due stagioni ha superato i 7 assist di media.
NEW ORLEANS - La folle idea di privarsi di Monty Williams ha azzerato le prospettive dei Pelicans, che pure vantano una delle grandi star del domani, Anthony Davis. Il lungo deve liberarsi dei problemi fisici, che lo scorso anno gli fecero saltare 21 gare e che l'hanno limitato anche in questa preseason, ma accanto a sé Davis vede troppe incognite. I Pelicans di Alvin Gentry, infatti, sono senza la regia di JRue Holiday, fuori a tempo indeterminato per stare accanto alla moglie Lauren - ex stella del calcio femminile operata per un tumore al cervello, ma prima ha partorito una bambina - mentre Tyreke Evans è all'ennesima occasione per dimostrare di non essere un'incompiuta. Il mercato, poi, è stato all'insegna di scelte ad alto rischio: non tanto nel draft, con l'arrivo di Buddy Hield (che però ha deluso in Summer League), ma tra i free agent, con contratti esagerati a E' Twaun Moore e Solomon Hill (4 punti di media a Indiana, quadriennale da 52 milioni a New Orleans). I Pelicans punteranno sulla voglia di riscatto di Terrence Jones, positivo in preseason, e magari di Lance Stephenson. Ma a meno che Davis non giochi alla Duncan, i playoff dovrebbero essere off-limits.