TORINO - Quando la partita si gioca su campi diversi non contano i moduli, gli attaccanti o gli schemi, tutto diventa imprevedibile, quasi spietato. La prima serata del festival di Sanremo ci ha regalato la sfida a distanza Leotta-Balivo. Sul campo dell’Ariston la giornalista di Sky, presenza singolare accompagnata da molte polemiche, è scesa con le migliori intenzioni; il messaggio era uno, "Ragazzi, denunciate il cyberbullismo", e sicuramente era questo l’avversario che aveva intenzione di affrontare, ma dalla piattaforma Twitter Caterina Balivo ha tuonato: "Non puoi parlare della violazione della privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna". L’intervento a piedi uniti della presentatrice aversana ha scatenato la discussione che ha toccato anche punte bassissime.
Non puoi parlare della violazione della #privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna #sanremo2017
— Caterina Balivo (@caterinabalivo) 7 febbraio 2017
Secondo me una giornalista fa male a sé e alle colleghe ad andare a Sanremo vestita come @DilettaLeotta.
— marinellavenegoni (@venegunden) 7 febbraio 2017
Grandissima Marinella Venegoni. La verità in una frase. pic.twitter.com/UBl4omkCti
— paola ferrari (@paolaferrari_og) 8 febbraio 2017
IL RISCHIO - Quando si parla di violenza, però, di qualsiasi tipo essa sia, bisogna prendere atto che chi l'ha subìta sia automaticamente vittima, senza 'se' e senza 'ma'. La vendetta, sebbene il torto subito sia dei più gravi, non è giustificabile. Lo stupro, anche se la vittima indossava minigonna e perizioma, non è giustificabile e l'hackeraggio di foto intime nonostante il soggetto abbia più volte mostrato le proprie forme non è giustificabile. Nessuno può permettersi di divulgare le foto private di Rocco Siffredi o di qualsivoglia porno star solo perché un po' tutti hanno avuto modo di godere dei benefici di madre natura, così come nessuno può permettersi di sequestrare Carlo Cracco e costringerlo a preparare leccornie per sé solo perché in televisione ha fatto sapere che ama cucinare.
LA SPIEGAZIONE - In buona fede, si vorrebbe dire che quanto espresso dalla Balivo voglia mettere l'accento sul fatto che trattare un tema così importante e delicato mettendo in mostra quelle forme oggetto di hackeraggio, fosse inopportuno e rendesse meno serio l'argomento. Ma, magari avrà sbagliato la forma, magari avranno travisato in molti, quanto passa è questo: "Te la sei cercata". E poiché quando si subisce violenza la vittima non ha mai colpe, va sottolineato che Diletta Leotta, così come ogni donna o uomo in un Paese democratico, ha il diritto e la libertà di mostrare quanto vuole e a chi vuole. Tutto il resto è reato.
LA REPLICA - Come è facilmente immaginabile il tweet ha scatenato non poche polemiche, molte delle quali divenute, a loro volta, accuse e insulti nei confronti della Balivo. La conduttrice ha così deciso di chiarire sottolinendo che le frasi infelici erano mirate ad esprimere un'opinione in merito all'atteggiamento della collega: "ma me ne dispiace, non sono nessuno per giudicare una donna".
Caso chiuso. pic.twitter.com/ySwpuEB5jj
— Caterina Balivo (@caterinabalivo) 8 febbraio 2017