TORINO - Muhammad Ali è morto nella notte in un ospedale di Phoenix, in Arizona. Lo ha reso noto la famiglia con una dichiarazione. L'ex campione del mondo dei pesi massimi e oro olimpico alle Olimpiadi di Roma 1960 era stato ricoverato giovedì 2 giugno per "precauzione". Le sue condizioni non erano state giudicate gravi, ma data l'età e il morbo di Parkinson, i medici avevano scelto la strada della prudenza.
God came for his champion. So long great one. @MuhammadAli #TheGreatest #RIP pic.twitter.com/jhXyqOuabi
— Mike Tyson (@MikeTyson) 4 giugno 2016
Alì, che aveva lasciato la boxe nel 1981, era stato in ospedale diverse volte negli ultimi anni. L'ultima nel gennaio 2015, per una grave infezione alle vie urinarie, sebbene in un primo momento gli fosse stata diagnosticata una polmonite. Pochissime da anni le sue apparizioni pubbliche, e nelle più recenti era apparso sempre più sofferente e fragile.
— Muhammad Ali (@MuhammadAli) 4 giugno 2016
Anche l'ultima volta, lo scorso 9 aprile, quando aveva voluto partecipare alla 'Celebrity Fight Night' a Phenix, un evento annuale che è anche occasione per una raccolta fondi a favore della ricerca contro il Parkinson. Era tuttavia in evidenti difficoltà fisiche, sorretto per tutto il tempo e con il viso nascosto dietro un paio di occhiali scuri. Prima di allora aveva preso parte ad un tributo a lui dedicato nella sua città natale, Louisville in Kentucky. Il morbo di Parkinson di cui soffriva fu palese al mondo per il tremore delle mani mentre accendeva la torcia olimpica nel 1996, ai Giochi di Atlanta. Eppure Muhammad Ali era rimasto attivo a lungo come figura pubblica. Nonostante la sofferenza soltanto negli ultimi anni si era del tutto ritirato a vita privata. Alcuni esperti sostengono che la malattia possa essere stata causata dai colpi presi sul ring nel corso della carriera. La sua traccia resta indelebile, non solo in quanto sportivo e campione, ma anche come una delle personalità più rilevanti e influenti del ventesimo secolo, forse una tra le figure oggi più riconoscibili in tutto il mondo. Nato Cassius Marcellus Clay Jr., cambiò il suo nome in Muhammed Ali nel 1964, dopo essersi convertito all'Islam. Divenne un simbolo per il movimento di liberazione dei neri negli Stati Uniti durante gli anni '60, anche per aver sfidato il governo americano, opponendosi all'arruolamento nell'esercito per la Guerra in Viet Nam per motivi religiosi. È stato sposato quattro volte e ha nove figli.
LA FIGLIA LAILA - "Adoro questa foto di mio padre e mia figlia Sidney da piccola! Grazie per tutto il tuo amore e tutte le tue attenzioni. Sento il tuo amore e lo apprezzo". Così Laila, figlia maggiore di Muhammad Ali ed ex campionessa di pugilato, su Twitter poche ore prima che il padre morisse.
LA FIGLIA DI MARTIN LUTHER KING - "Grazie a Muhammad Ali. Eri un campione in tutto..... Hai 'lottato' bene. Riposa in pace". Così Bernice King, figlia di Martin Luther King, ha reso omaggio alla leggenda del pugilato.
BANDIERE A MEZZ'ASTA - Bandiere a mezz'asta oggi a Louisville per commemorare la morte di Muhammad Ali che nella città del Kentucky era nato 74 anni fa. Lo ha annunciato il sindaco sul suo account Twitter invitando tutti i cittadini a rendere omaggio a Muhammad Ali presso il comune della città alle 10 ora locale (le 16 in Italia).
To honor Muhammad Ali's life & work, flags at all Metro Government facilities will be lowered to half-staff at 10am pic.twitter.com/Qm5xjkk6qr
— Mayor Greg Fischer (@louisvillemayor) 4 giugno 2016
LE FRASI CELEBRI - Non solo una leggenda del pugilato, ma un uomo dotato di grande sensibilità, carismatico, impegnato nella lotta per i diritti civili e nelle battaglie sociali in favore della comunità afroamericana. Ecco le frasi più celebri di Muhammad Ali. * "Cassius Clay è un nome da schiavo. Io non l'ho scelto e non lo voglio. Io sono Muhammad Ali, un nome libero. Vuol dire amato da Dio. Voglio che la gente lo usi quando mi parla e parla di me". 1964 * "Vola come una farfalla, pungi come un'ape. Combatti ragazzo, combatti". 1964, prima del match con Sonny Liston. * "Sono il re del mondo, sono carino, sono cattivo. Ho scosso il mondo, ho scosso il mondo, ho scosso il mondo!". 1964 dopo aver sconfitto Sonny Liston. * "E' difficile essere umili quando si è grandi come me". * "Non ho mai litigato con questi Vietcong. I veri nemici della mia gente sono qui". 1966, sul perché si fosse rifiutato di arruolarsi nell'esercito americano e combattere in Vietnam. * "Ho già festeggiato, ho pregato Allah". 1971, dopo che la sua condanna per renitenza alla leva era stata annullata dalla Corte suprema. * "L'ho detto a tutti quelli che mi criticano che sono il più grande di tutti i tempi.... Non datemi perdente fino a che non ho 50 anni" 1974, dopo aver sconfitto George Foreman nel celebre match a Kinshasa. * "Tutto quello che posso fare è combattere per la verità e la giustizia. Non posso salvare nessuno. Lui è un personaggio di fantasia". Alla presentazione del fumetto in cui Muhammad Ali sconfigge Superman. * "La gente dice che parlo lentamente oggi. Sai che sorpresa. Mi sono beccato 29.000 pugni in faccia. Ma ho guadagnato 57 milioni di dollari e ne ho risparmiati la metà. Di pugni forti ne ho presi pochi. Sai quante persone di colore vengono uccise al giorno d'oggi da colpi di pistola o da coltellate senza incassare una lira. Magari parlo lentamente, ma la mia testa è a posto". 1984, a Seattle. * "Le mie sofferenze fisiche sono state ripagate da quello che sono riuscito ad ottenere nella vita. Un uomo che non è coraggioso abbastanza da assumersi dei rischi, non otterrà mai niente". 1984, Houston.
IL SALUTO DI FOREMAN - "Se ne è andata la parte 'più grande' di me". Così lo storico avversario di Muhammad Ali, George Foreman, ha ricordato su Twitter la leggenda del pugilato. "Io, Frazier e Ali eravamo una persona sola, una parte di me se ne è andata", ha scritto Foreman.
Until Ali no one said "I'm beautiful" he was royalty, yet common man was his pal. That is beauty. Greatest kind pic.twitter.com/uX7htKHrGc
— George Foreman (@GeorgeForeman) 4 giugno 2016
Please keep @MuhammadAli in your thoughts and prayers. With God, all things are possible. pic.twitter.com/scABVLxroB
— Manny Pacquiao (@mannypacquiao) 4 giugno 2016
KAREEM ABDUL-JABBAR - "Mohammed Ali ha sacrificato gli anni migliori della sua carriera per combattere per ciò che riteneva giusto. Facendo così ha fatto in modo che tutti gli americani, bianchi e neri, potessero camminare a testa alta". Così l'ex campione di basket Kareem Abdul-Jabbar ha ricordato la leggenda del pugilato su Facebook. "Io sarò pure alto 2,18 metri, ma non mi sono mai sentito così alto come quando ero nella sua ombra", ha aggiunto l'ex centro dei Los Angeles Lakers.
My thoughts & prayers go out to Muhammad Ali's family. My long statement is posted onhttps://t.co/3E8awvpT08 pic.twitter.com/aEVzMacHg0
— Kareem Abdul-Jabbar (@kaj33) 4 giugno 2016
I MEDIA TUTTI PER ALI - "Il più grande se ne è andato". Dalla Cnn a El Pais, l'apertura dei principali siti e media di tutto il mondo è dedicata alla morte di Muhammad Ali. "La leggenda del pugilato muore a 74 anni", è il titolo della Bbc ma anche dello spagnolo El Pais e del francese Le Monde. "Muore un'icona del pugilato", è l'apertura del britannico Guardian che dedica alla notizia un'ampia copertura. "Muhammad Ali, il più grande tutti i tempi", titola la Nbc che naturalmente apre con la morte del campione come tutti gli altri media americani. "Muhammad Ali, titano del pugilato e del XX secolo muore", scrive il New York Times. In Sud America, l'argentino Clarin lo celebra come il "miglior pugile della storia" e il brasiliano Globo come "una leggenda nella storia della boxe". "La leggenda del pugilato è morta", è anche il titolo dei tedeschi Suddeutsche Zeitung e Frankfurter Allgemeine. L'India Times dedica un editoriale al "più grande pugile di tutti i tempi". E il convertito all'islam Muhammad Ali è ricordato anche dalle tv panarabe Al Arabiya e Al Jazeera che aprono i loro siti con la notizia della morte.
BILL CLINTON - "Io e Hillary siamo rattristati per la morte di Muhammad Ali. Dal giorno in cui vinse la medaglia d'oro alle Olimpiadi del 1960, gli appassionati di pugilato sapevano che non avrebbero mai più visto in un unico boxeur quel mix di bellezza e grazia, di forza e velocità".
ALESSANDRO DEL PIERO - "Pochi sono passati dalla leggenda dello sport alla Storia degli uomini. Grazie #MuhammadAli eterno esempio"
Pochi sono passati dalla leggenda dello sport alla Storia degli uomini. Grazie #MuhammadAli eterno esempio.
— Alessandro Del Piero (@delpieroale) 4 giugno 2016
MALAGO' - "A Roma 1960 è cominciata la tua leggenda. Onore a te, Greatest of All Time". E' l'omaggio che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, fa su Twitter a Mohammed Ali, scomparso a 74 anni.
A Roma 1960 è cominciata la tua leggenda. Onore a te, Greatest of All Time! #MuhammedAli #TheGreatest pic.twitter.com/DHdz86LvOB
— Giovanni Malagò (@giomalago) 4 giugno 2016
LEWIS HAMILTON - "Sono sconvolto, riposa campione". Anche Lewis Hamilton, iridato della formula 1, si unisce all'omaggio globale per la scomparsa di Mihammad Ali. "Dio benedica e aiuti la sua famiglia - scrive il britannico, primo pilota nero nel mondiale delle monoposto - a superare questo momento così duro".
I'm gutted. R.I.P. Champ. God bless and help his family get through this incredibly hard time. pic.twitter.com/VSDqnAoVUH
— Lewis Hamilton (@LewisHamilton) 4 giugno 2016