Giro d'Italia, con Pogacar è subito grande show. Ma non vince

La tappa inaugurale, da Venaria a Torino, offre spettacolo grazie all’attacco dello sloveno che però viene bruciato allo sprint. Il primo rosa è Narvaez

Alla fine Gianni Bugno ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Il suo record di un Giro vissuto totalmente in rosa dalla prima all'ultima tappa resta salvo, in una cavalcata che dal 1990 potrà ancora far la sua figura negli almanacchi degli appassionati. Il solo timore che una storia del genere potesse essere riscritta faceva già capire la portata dell'evento che Torino si apprestava ad ospitare: il primo arrivo del primo Giro d'Italia con Tadej Pogacar al via prometteva fuoco e fiamme. Alla fine, però, lo sloveno è rimasto quasi scottato dai suoi stessi fuochi d'artificio. Voglia genuina di dare spettacolo unita ad una scanzonata voracità che gli è propria da sempre: qualunque fosse la motivazione, Pogacar ha provato fino all'ultimo centimetro a vincere la prima tappa del suo primo Giro. Il terzo posto che lo sloveno ha raccolto alle spalle dell'eroe di giornata Jhonathan Narvaez e di Maximilian Schachamann (dopo fotofinish) dopo una giornata di massimo impegno per la sua Uae Emirates si presta a più letture.

Pogacar a caccia di vittorie

La prima è che Pogacar è effettivamente a caccia di vittorie e record come tutti – tifosi, semplici appassionati e organizzatori - sognavano. Uno spettacolo assoluto che può rendere ogni frazione, anche la più anonima, una piccola classica. L'altra è che l'asticella, così alta, settata dallo sloveno può risultare irraggiungibile per buona parte della sua squadra. «Volevamo vincere, era la tattica migliore per restare fuori dai guai in una tappa nervosa - ha ammesso il ds Uae Fabio Baldato -. I ragazzi hanno eseguito il piano, sono solo mancate le gambe. Un paio dei nostri uomini che avrebbero dovuto tirare il gruppo dopo Bjerg sono mancati, questione di gambe». Dopo aver messo il gruppo a ferro e fuoco sul Colle della Maddalena – facendo saltare corridori con velleità di classifica e addirittura di podio come Romain Bardet e Thymen Arensman, finiti rispettivamente a 57” e 2'17” dal terzetto che si è giocato la vittoria di giornata –, a Pogacar era infatti rimasto il solo Majka per affrontare le fasi più calde della tappa. Il passo di tutto il gruppo ne ha risentito, permettendo così al puncheur campione nazionale ecuadoriano dell'Ineos Grenadiers di rispondere con sorprendente semplicità alle sgasate del campione sloveno sullo strappo finale di San Vito, portandosi pure a ruota un redivivo Schachmann, non più così lontano parente del corridore capace di conquistare per due edizioni consecutive (la 2020 e la 2021) la Parigi-Nizza.

Le parole di Baldato

La volata, lanciata proprio da Pogacar, ha premiato il sudamericano alla seconda vittoria in carriera al Giro dopo l’assolo di Cesenatico nell’ottobre 2020. «Il primo giorno di un Grande Giro può imballare le gambe di qualcuno. È stata una defaillance, ma non facciamo drammi» le parole di Baldato a gettare ulteriore acqua sul fuoco. Tutto vero, resta il fatto che - nel muro praticamente inscalfibile di pronostici a senso unico della vigilia - una piccola crepa si è iniziata a intravedere. E non si tratta (solo) di forza della squadra in termini assoluti quanto di effettiva corrispondenza tra il piano gara ideale per Tadej Pogacar e ciò che la sua squadra può effettivamente fare. Valutazioni, giusto ribadirlo, che cambiano poco nell’economia generale della corsa. Già oggi a Oropa, la salita che dilatò verso il sacro l’alone di mito di Marco Pantani nel 1999, Pogacar può prendersi la maglia rosa, alla faccia dei calcoli e delle elucubrazioni che un anno fa di questi tempi attanagliavano le menti di Geraint Thomas e Remco Evenepoel. Nota a margine della prima frazione meritano i corridori azzurri, seguiti da vicino dal ct Daniele Bennati. Coraggioso Nicola Conci, audace il più giovane del Giro, Pellizzari, presente – ottavo sul traguardo – Tiberi, in palla e di poco fuori dalla top 10 Ganna. Sfortunato (ma purtroppo non è una notizia) quanto volenteroso Domenico Pozzovivo, che ha iniziato con una caduta il suo 18° Giro in carriera: oggi rischia di soffrire, ma se c’è un corridore capace di stringere i denti quello è proprio lui.

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