ROMA - «I Giochi di Rio 2016 mi hanno lasciato una grande emozione, è stata la mia quinta Olimpiade, ho raggiunto i grandi e ho raggiunto Pietro Mennea come numero di Olimpiadi. Mi viene da pensare che sei edizioni non le ha fatte nessuno, chissà...». A 40 anni, il triplista azzurro Fabrizio Donato, rilancia e punta a Tokyo 2020 per battere il record nell'atletica di sei partecipazioni ai Giochi: «Rio è stata una grande emozione anche perché ero il capitano della squadra olimpica della nazionale italiana di atletica: mi continuo ad emozionare e continuo a sognare», ha aggiunto il campione del salto triplo a margine della presentazione del 'Progetto Generazione Atletica' al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.
«Ho iniziato da poche settimane la mia 22esima preparazione invernale, quindi sono ripartito come atleta con grandi cambiamenti, con nuovi stimoli e con tanta voglia di mettermi in gioco e dimostrare ancora tanto. Niente bob per il futuro? Io sono un uomo di mare, abito a Ostia, il freddo non mi piace, eventualmente mi darò alla vela...», ha detto Donato con il sorriso, rispondendo a chi gli chiede se anche lui pensa a una scelta simile a quella di Giuseppe Gibilisco. L'atleta azzurro è tornato anche sul 'no' del Comune di Roma alla candidatura olimpica del 2024: «Da atleta e uomo di sport dico che il no alle Olimpiadi è un vero peccato: sognavo Roma olimpica e stavo anche sognando mia figlia alle Olimpiadi a Roma. Fa atletica, è piccolina ma nel 2024 avrà 18 anni, qualche qualità ce l'ha e chissà... Ma è stato anche un peccato perché Roma ne aveva bisogno, sarebbe stata sicuramente una scossa importante per la città e per il Paese, viste le difficoltà che tutti conosciamo. Io ci credevo e dico che è un peccato».