Rio, almeno per ora, deve attendere. La corsa di Usain Bolt si è fermata alle semifinali dei Trials giamaicani a Kingston e adesso il quesito è duplice. Primo: Bolt recupererà in tempo per correre ai Giochi? Secondo: se riuscirà a presentarsi ai blocchi di partenza, in che condizioni sarà?
La risposta alla prima domanda è tendenzialmente positiva: l'infortunio che l'ha indotto a rinunciare alla finale non è grave. Bolt ha preferito fermarsi prima che la situazione potesse aggravarsi e già ha annunciato che il 22 luglio vuole esserci a Londra nella tappa di Diamond League per correre i 200.
Meno rassicurante la risposta relativa al secondo quesito. Bolt quest'anno ha corso poco e, di fatto, mai al meglio. L'unico lampo è stato l'11 giugno a Kingston, quando ha realizzato il secondo crono mondiale dell'anno (9"88) nonostante una partenza incerta e zoppicante. Non è invece indicativo il suo percorso nei primi due turni dei Trials (10"15 e 10"04).
Tutto questo mentre a Eugene, in Oregon, dove si stanno disputando i Trials statunitensi, Justin Gatlin lancia la sua rincorsa all'oro di Rio.
Per capire quanto il pronostico sia in bilico basta un rapido excursus dei principali scontri diretti. A Londra 2012 Bolt rifila a Gatlin 12 centesimi di distacco. L'anno seguente ai Mondiali di Mosca il margine si riduce a 8 centesimi, mentre nel 2015 ai Mondiali di Pechino i due sono separati da un solo centesimo.
Per vincere il terzo oro olimpico di fila sui 100, a Bolt non basterà guarire. Dovrà tornare al top.