ASCOLI PICENO - Ascoli Piceno dice addio oggi nella Chiesa di Sant'Angelo Magno a Carlo Vittori, il preparatore atletico che ha fatto grande Pietro Mennea e l'atletica leggera italiana. Il sindaco Guido Castelli lo ricorda come il "burbero benefico dello sport: lottò tutta la vita in difesa dello sport 'pulito', era nemico giurato di ogni forma di doping - dice - e aveva una capacità tecnico-professionale unica. Dell'una e dell'altra cosa ebbi la fortuna di parlare in diverse occasioni con il professor Vittori". L'irriducibile avversità di Vittori ad ogni forma di doping "lo portò a troncare i rapporti con molte personalità illustri del movimento sportivo italiano. Come nel caso di Primo Nebiolo, storico presidente dell'atletica leggera italiana e mondiale con il quale, in verità, i rapporti non erano mai stati idilliaci. Il professore - continua il sindaco - mi disse di avergli definitivamente tolto il saluto quando Ben Johnson, positivo a Seoul 88, confessò che l'anno prima ai mondiali di atletica a Roma poté doparsi senza che nessuno se ne accorgesse. Vittori spiegava che in tutte le Olimpiadi cui aveva preso parte come atleta o come preparatore, accadevano cose strane: 'solo i tedeschi a Monaco 1970 imposero regole ferree che vennero rigorosamente rispettate. Alcuni gendarmi, brandendo il calcio di un fucile, presidiavano gli spazi dedicati agli esami antidoping, impedendo fisicamente ai preparatori di accompagnare i loro atleti ai prelievi e magari di sostituire le provette". Ma il suo mondo non fu solo l'atletica: "Mi parlava dell'esperienza alla Fiorentina, che aveva acquistato dal Vicenza un giovane talentuosissimo afflitto da un grave infortunio: era Roberto Baggio. Mi spiegò che la muscolatura di una delle gambe era così lesionata da essere inferiore di sette centimetri. L'allora presidente Baretti era disperato per aver comprato una grande promessa ridotto praticamente al capolinea. Vittori salvò il patrimonio della società e regalò al calcio italiano uno dei suoi più grandi campioni".