ROMA - In redazione continuiamo a guardare questa foto e le altre, ancora più devastanti per l’anima e che non pubblichiamo, mentre continuiamo a osservare quella che ritrae Aylan, il fratellino Galip, 5 anni che ridono felici con il loro orsacchiotto di peluche. Facendo questo mestiere, a volte ti sembra di essere vaccinato a tutto. Invece, scopri che non è così e quando senti le lacrime rigarti il volto, non c’è verso di trattenerle. Aylan Kurdi, aveva 3 anni: è morto annegato insieme con Galip, 5 anni e la mamma Rehan: stavano cercando di raggiungere l’isola greca di Kos con Abdullah, padre di Alyan e Galip, marito di Rehan, sopravvissuto e ora in ospedale a Bodrum, Turchia. Da Kobane, città martire massacrata dall’Isis e teatro di durissimi combattimenti con i peshmerga curdi, Volevano arrivare in Canada: per riuscirci avevano dato fondo a tutti i risparmi, ingurgitati dagli schiavisti del terzo millennio, razza bastarda per la quale nessun inferno sarà mai troppo profondo. Aylan, Galip e Rehan sono affogati insieme con altri nove siriani: secondo le autorità greche, fuggivano dallo stato islamico. A una a una, condividiamo le parole di Cesare Prandelli, la cui sensibilità di padre e di uomo di sport, lo spinge a prendere una posizione netta e chiara. Non possiamo far finta di niente né ci interessa il dibattito ipocrita se pubblicare o no quest’immagine che spacca il cuore. Al solito, c’è chi guarda il dito che indica la Luna, anziché guardare la Luna. Il nostro è uno dei più importanti e affollati siti sportivi, ma lo sport non è un mondo a parte, staccato dalla realtà. Grazie a Dio, spesso lo sport dà esempi di solidarietà e di generosità concreta che la politica, intesa nel senso deteriore del termine, non dà mai, come le cronache europee e italiane di queste ore confermano, imperversando le ributtanti strumentalizzazioni di una tragedia epocale. Su twitter, la foto di Aylan è stata accompagnata dall’ashtag #KiyyaVuranlsalik: vuol dire: l’umanità spazzata sulla riva. Così come #Bodrum è diventata una parola simbolo. Nel suo piccolo, ognuno di noi può fare qualcosa per un profugo. Basta volerlo. Senza se e senza ma.