El Kaabi, l'incredibile storia del 'falegname del gol'. In scadenza...

Eroe dell’Olympiacos con i tre gol contro l'Aston Villa, sogna la finale di Conference League. E poi sarà sul mercato
El Kaabi, l'incredibile storia del 'falegname del gol'. In scadenza...© Getty Images

È il protagonista assoluto, l’uomo copertina dell’ultimo giovedì di Eurocoppe. Verrebbe quasi da dire dell’intera “tre giorni” infrasettimanale di tornei internazionali sotto l’egida dell’Uefa, ma faremmo torto alle superstelle Vinícius Júnior e Harry Kane che hanno sfavillato nella prestigiosa Champions League con le loro doppiette all’Allianz Arena di Monaco di Baviera. Lui però ha fatto meglio di loro, addirittura una tripletta (storica) pur se firmata in una competizione di minor valore, quella Conference League che occupa il terzo posto di un ideale podio continentale laddove l’Europa League rappresenta l’argento e la Champions è un oro che vira al platino (la prossima stagione ci saranno più club, 36, fra cui addirittura 5 italiani).

El Kaabi, magico "Hat Trick"

L’eroe dell’eurogiovedì è il marocchino Ayoub El Kaabi, bomber trentenne dell’Olympiacos. Al Villa Park di Birmingham, andata delle semifinali, ha lasciato di stucco i 43.000 tifosi che hanno gremito gli spalti con il suo clamoroso “hat trick” (letteralmente “trucco del cappello”, termine inglese mutuato dal cricket indicante tre “wickets”, porticine, consecutivi su altrettanti lanci). Un triplice colpo che sa di magia.

È bi-capocannoniere

Non un attaccante qualunque El Kaabi. Tanto per gradire è l’attuale capocannoniere della Conference League con 8 gol in 7 partite (a pari merito con l’israeliano Eran Zahavi del Maccabi Tel Aviv, precedentemente eliminato proprio dall’Olympiacos) nonché il re dei bomber del campionato greco a quota 17 reti in 28 incontri. E ne aveva segnati ulteriori 5 in 10 gare nel Girone A di Europa League (giunta terza in classifica, la squadra del Pireo s’era meritata il ripescaggio in Conference).

Olympiacos, una finale in casa

Il risultato di 4-2 in trasferta contro l’Aston Villa assegna all’Olympiacos il ruolo di grande favorito per la qualificazione alla finale del trofeo che, guarda caso, si giocherà il prossimo 29 maggio ad Atene, di cui il Pireo è il grande porto. Lo stadio prescelto a suo tempo dall’Uefa è l’Opap Arena Agia Sophia, casa dei gialloneri dell’Aek, ma i tifosi ellenici locali di fede biancorossa sapranno come accaparrarsi molti più tagliandi rispetto al tradizionale stoccaggio che sarà messo a disposizione del loro club. L’altra favorita a disputare la finale è la Fiorentina chiamata a difendere a Bruges il gol di vantaggio (3-2) ottenuto nell’andata contro i belgi. José Luis Mendilibar, tecnico basco dell’Olympiacos ingaggiato lo scorso 11 febbraio al posto del portoghese Carlos Carvalhal, predica però la massima prudenza. «Abbiamo un doppio vantaggio da gestire – spiega l’ex allenatore del Siviglia – ma guai a pensare di avere già la finale in pugno: c’è il ritorno da disputare, il mio corregionale Unai Emery verrà al Pireo con rabbia per riscattare la sconfitta. Noi comunque non saremo da meno, sospinti dai nostri caldissimi tifosi che riempiranno il “Georgios Karaiskakis” del Pireo».

Sogno da leggenda

Già, giovedì prossimo i sostenitori del “Thrylos” (“Leggenda”, com’è soprannominato l’Olympiacos, squadra più vincente e titolata di Grecia) potranno festeggiare come si deve il loro nuovo idolo El Kaabi tributandogli cori, canti, gigantografie, striscioni e peana per il sogno che sta regalando loro. Nessuna formazione ellenica ha mai conquistato un’Eurocoppa (Panathinaikos battuto dall’Ajax di Cruijff nella finale di Coppa Campioni 1971 a Wembley), solo la Nazionale biancazzurra riuscì a vincere a sorpresa l’Europeo 2004 in Portogallo. Ma era una Rappresentativa, non una squadra di club.

El Kaabi gioca a piedi nudi

Anche la storia stessa di El Kaabi è un sogno. Diventato realtà. Il nome Ayoub è la versione araba di Giobbe, profeta citato pure nel Corano e che Dio fece vanamente tentare dal Diavolo. Il cognome El Kaabi racchiude la radice della parola “Kaab”, cioè “Cubo”, da cui la celebre costruzione nera e oro della “Kaaba”, l’edificio più sacro dell’Islam, all’interno della Sacra Moschea della Mecca, venerato da tutti i fedeli musulmani. Figlio unico di una poverissima famiglia berbera (antico gruppo etnico autoctono dell’odierno Maghreb) originaria di Zagora nel sud-est del Marocco. Per cercar miglior fortuna i suoi genitori si sono trasferiti a Casablanca, città più importante del Paese, dove Ayoub è nato il 25 giugno 1993. Vivevano nel quartiere difficile, sfavorito e ultra-popolato di Derb Milla all’estrema periferia della metropoli. Infanzia di stenti: non c’erano i soldi per compare le scarpe e lui giocava a calcio per strada a piedi scalzi, le due porte improvvisate con quattro pietre prese da un cantiere...

El Kaabi, la metamorfosi

Non può nemmeno completare le scuole medie perché, sempre a causa delle enormi difficoltà economiche, papà e mamma lo mandano subito a lavorare e a portare qualche soldo in più a casa. Fa il falegname. E quando ha finito la dura giornata di lavoro coltivando la propria passione per il calcio. È bravo in tutti e due i mestieri. Quello di... Geppetto e quello di Ziyech, suo coetaneo, connazionale e idolo che già promette bene nelle giovanili dell’Heerenven in Olanda. Finché un “talent scout” lo scova vedendolo giocare come terzino sinistro (è un mancino naturale) in una partitella domenicale e lo fa iscrivere nella piccola società dilettantistica dell’Ittihad Lalla Meryem. Comincia a mettersi in luce meritandosi il tesseramento per il Rac (Racing Athletic Club) Casablanca partecipante al campionato marocchino di Seconda Divisione. Ed è qui che il presidente (non l’allenatore...) gli cambia ruolo trasformandolo in attaccante. Prima punta. Sarà la fortuna del ragazzo. Che prende a segnare con facilità e continuità sciorinando un eccellente repertorio fatto di acrobazie, “biciclette” e colpi di testa in cui ruba il tempo – lui che misura 182 centimetri – ad avversari ben più alti.

El Kaabi e Lavezzi in Cina

Siamo nell’estate 2017, El Kaabi ha 24 anni, e la Renaissance di Berkane, Pro League marocchina, lo acquista versando il corrispettivo di 1,88 milioni di euro. Gli basta una sola stagione nel massimo campionato per convincere gli emissari cinesi dell’Hebei Fortune a prelevarlo per 6 milioni. Laggiù gioca e matura ulteriormente al fianco assi del calibro di Mascherano, Lavezzi e Gervinho. La nostalgia però è canaglia così a fine stagione torna in patria con la formula del prestito nel quotato Wydad Casablanca. Fa la spola per diverse stagioni (o semestri) fra Casablanca ed Hebei.

El Kaabi e il terremoto

Nell’agosto 2021 si trasferisce a titolo gratuito ai turchi dell’Hatayspor. Resta nel club della città di Antiochia fino al febbraio dell’anno scorso allorché scampa miracolosamente al terremoto che squassa Turchia e Siria. Il suo compagno Christian Atsu (ghanese) e il suo diesse Taner Savut, che vivevano non lontano da lui, rimangono seppelliti sotto le macerie. Una tragedia. Più di 57.000 vittime e oltre 100.000 feriti nel solo territorio turco. L’Hatayaspor chiede di essere sospeso dal campionato ed El Kaabi ottiene la rescissione passando subito a Doha nell’Al Sadd da cui l’Olympiacos lo preleva a costo zero lo scorso agosto. Nazionale del Marocco (22 gol in 44 presenze e vincitore di 2 Chan dove giocano solo i giocatori tesserati per club africani), il contratto dell’ex falegname scadrà fra meno di due mesi. Per il momento non è ancora arrivato il rinnovo: occasione allettante di mercato.

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