Quando Ayrton Senna disse sì alla Ferrari: come poteva cambiare la storia

Cesare Fiorio e l’ingaggio dell’asso brasiliano per 30 milioni di dollari: l'incredibile aneddoto

«Se è vero che il grande Enzo Ferrari ha seguito questa gara alla tv come tutte le altre, spero si sia divertito e spero si ricordi presto di me». Ayrton Senna pronuncia questa parole il 3 giugno 1984, è al debutto in Formula 1 ed è arrivato secondo nel GP di Monaco, dando spettacolo e la certezza agli osservatori che è nata una stella, un campione del mondo in pectore. Quello che per tutti piloti è un sogno, spesso tenuto segreto, per lui è un’ambizione, un dichiarazione di intenti, sa quanto vale ed è certo che la sua strada prima o poi lo porterà a Maranello. Nel 1990 la Ferrari ha in squadra Prost e Mansell, alla guida della Gestione Sportiva è Cesare Fiorio, approdato alla Formula 1 dopo i i trionfi con la Lancia nei rally. Fiorio vuole sempre sempre i migliori piloti al volante della sue macchine, non c’è differenza tra rally e Formula 1 e sa perfettamente, come tutti coloro che seguono i Gran Premi, che il pilota più forte in circolazione è Senna. Le manovre si compiono nel corso dell’estate, non sono né lunghe né difficili, Senna è ben lieto di lasciare la McLaren per passare a un Ferrari che, oltretutto in quel momento è anche molto competitiva. Più complicato definire tutti i dettagli dell’accordo, un colpo di mercato da 30 milioni di dollari, una cifra fantascientifica per quei tempi, eppure tutte le tessere del mosaico erano andate a posto e all’inizio di luglio il contratto era stato inviato via fax nella residenza del pilota a Montecarlo, restava da apporre le firme, una formalità necessaria, di solito scontata, ma non in questo caso, perché quelle firme non ci furono mai.

Il racconto del retroscena Senna-Prost-Ferrari

Cosa accadde in quei giorni non è del tutto chiaro ancora oggi e forse non lo sarà mai, le parti in causa riferiscono e difendono la propria versione dei fatti, il che non impedisce una ricostruzione con alcune solide basi. Secondo Cesare Fiorio fu l’allora presidente Piero Fusaro ad avvisare di quanto stava accadendo Prost, il quale riuscì ad ottenere un colloquio privato com Gianni Agnelli uscendone con la conferma del suo posto alla Ferrari. Recentemente Fusaro ha voluto fare chiarezza smentendo le versione di Fiorio (che sostiene di avere voluto alla guida della Gestione Sportiva), spiegando che era assolutamente favorevole all’ingaggio di Senna, un’operazione di cui era a conoscenza solo il board della Ferrari. Prost era molto abile nel tessere i rapporti personali, nel manovrare le leve giuste, è possibile che, semplicemente, fosse venuto a sapere che la Ferrari stava trattando con Senna anche solo da voci di corridoio a Maranello e abbia deciso di puntare al vertice della piramide, rivolgendosi direttamente ad Agnelli. E, dopo, chi avrebbe mai potuto andare contro il volere dell’Avvocato?

Il mondiale 1990 e il racconto di Prost

La storia avrebbe poi potuto prendere una via differente se in quella stagione Prost fosse riuscito a vincere il mondiale, impresa sfumata per un incidente causato da Senna al via del Gran Premio del Giappone (ammise in seguito di averlo fatto volontariamente) forse una vendetta per l’incidente con Prost, sempre in Giappone l’anno prima, che aveva permesso al francese di vincere il mondiale. In una lunga intervista nell’estate del 1993, Prost ci confidò: «Se nel 1990 avessi vinto il mondiale sarebbe cambiata la mia storia e quella della Ferrari». Una storia che invece ebbe una coda niente affatto gradevole, prima con la cacciata di Cessare Fiorio e poi - guarda caso sempre a Suzuka - con il licenziamento di Prost reto di avere dichiarato che «questa Ferrari si guida come un camion». Un’altra occasione per portare Senna alla Ferrari si verificò nel 1993, però Ayrton voleva la Ferrari già nel 1994 e a Maranello non erano in grado di fargli spazio, l’idea era di realizzare il progetto nel 1995. Ma nel 1994 Senna andò alla Williams...

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