Inter, Zanetti incensa Simone Inzaghi
Zanetti tesse poi le lodi di Simone Inzaghi: "È stato bravo a rimanere calmo e sereno nei momenti di difficoltà, restando consapevole di quello che poteva fare, credendo sempre nel suo lavoro al di là del risultato. L’anno scorso ci sono stati momenti difficili in cui è stato molto criticato dall’esterno, ma lì si vede la forza della società: supportare l’allenatore in momenti come quelli. Quando si sceglie un allenatore bisogna dargli il tempo necessario per lavorare: c’è un percorso, ci sono momenti in cui va tutto bene e momenti in cui ci sono difficoltà. Noi vedevamo che le prestazioni c’erano, era questione di tempo. Anche arrivare in finale di Champions League ha contribuito a credere sempre in Simone. Ogni vittoria nasce dai momenti di difficoltà, dalle sconfitte, quando perdi un campionato, quando esci dalla Champions o perdi una finale: lì si costruisce una mentalità forte, una resilienza che ti permette di sapere dove migliorare per arrivare all'obiettivo. C’era preoccupazione per i risultati che non arrivavano, ma come dicevo prima c’erano le prestazioni - aggiunge - siamo sempre rimasti vicini al nostro allenatore. Nei momenti di difficoltà la società deve essere sempre presente. Simone è entrato subito in empatia con i nostri tifosi, la sua umiltà e la sua calma sono arrivate anche a loro. Lui si è innamorato subito dell’ambiente e della famiglia dell’Inter, ad Appiano è felice, sempre sorridente: questo vuol dire tanto". A chi domanda se si possa paragonare a Mourinho, Zanetti risponde: "Hanno due personalità diverse, sono due grandi condottieri che ti portano alla vittoria, ognuno alla sua maniera. Credo che Simone ci porterà a tanti successi, non siamo neanche a metà del ciclo. Mi auguro rimanga per tanto, lui si trova bene con noi e noi con lui. Ormai ci conosciamo, sappiamo come la pensiamo: vedendo i risultati e lo spirito di squadra c’è tanta tranquillità".
Zanetti: "Campionato dominato"
A proposito dello scudetto e della festa con i tifosi rivela: "È stato un momento importante. Quando ho visto tutta quella gente aspettare i ragazzi campioni d’Italia, sentire il mio coro e l’entusiasmo del popolo nerazzurro è stato incredibile. Ho visto bambini e famiglie con tanta emozione, seconda stella vuol dire scrivere una delle pagine più importanti del nostro club: questi ragazzi hanno fatto qualcosa di straordinario. In quel momento, quando mi sono affacciato, ho avuto i brividi: eravamo una cosa sola. Questo scudetto è stato voluto, dal primo giorno di allenamento tutti noi eravamo concentrati su questo obiettivo, consapevoli di avere una squadra forte. Poi lo devi dimostrare sul campo e così è stato: dall’inizio alla fine abbiamo dominato il campionato affrontando avversari difficili, mostrando sempre anche un grande gioco. L’Inter di quest’anno ha fatto delle partite incredibili e i nostri tifosi si sono divertiti. Non ci siamo mai nascosti: abbiamo sempre detto di voler essere competitivi fino alla fine, cercando di arrivare a ciò che abbiamo raggiunto. Confronto con altri scudetti? Sono paragonabili ma sono momenti e squadre diverse, quello che rimane è l’essenza dei valori del nostro club e come questo gruppo è stato costruito: grandissimi ragazzi, soprattutto fuori dal campo, una cosa che non va data per scontata perché permette di farti vincere anche dentro. Siamo un gruppo molto coeso e unito anche nei momenti di difficoltà: per superarli bisogna stare insieme e questo gruppo ha dimostrato grande personalità. Se la seconda stella è mai stata un’ossessione? Questo mai, non fa parte dei nostri valori, credo che sia stato un sogno che domenica dopo domenica è diventato realtà, soprattutto vedendo giocare la squadra. Diventare campioni d’Italia nel derby? Una cosa unica, storica. Poche volte può capitare, abbiamo colto questa possibilità portandola a termine. Sapevamo sarebbe stata una partita molto complicata, dall’altra parte volevano evitare quello che è successo ma fa parte del calcio: i ragazzi sono stati straordinari, gli ultimi minuti sono stati di sofferenza, ma fa parte del nostro dna. Una volta arrivato il triplice fischio non abbiamo capito più nulla. È stata un Inter meno pazza del solito? Sì, perché siamo stati continui, dimostrando personalità e padronanza durante tutte le partite".
© RIPRODUZIONE RISERVATA